Pendolari Smart: Smart Commuters

Torniamo, per un attimo, indietro nel tempo. Siamo negli anni ‘60, abbiamo la possibilità, questionario alla mano, di chiedere ai passanti, cittadini degli anni ’60, come saranno i mezzi di trasporto del futuro, fra cinquant’anni o poco più, ad esempio nel 2016.

Siamo certi che buona parte degli intervistati risponderà in modo positivo, proponendo situazioni “futuristiche”, in linea con i film di fantascienza del periodo, sulla scia dell’entusiasmo dovuto alla corsa verso la conquista dello spazio. A rafforzare il parere ottimistico e positivo sul progresso del “cittadino anni ’60” troviamo anche la recente diffusione degli elettrodomestici, strumenti tecnologici che facilitano la nostra vita.

Tornando, bruscamente, nel 2016, ci accorgiamo che non è andata proprio così, le auto non volano, tantomeno volano gli skateboard come in “Ritorno al futuro”, niente teletrasporto, niente uova volanti, niente razzi spaziali parcheggiati sotto casa.

Questa nostra strana premessa è rafforzata dai numeri forniti dall’ ISTAT, nello studio denominato “Gli spostamenti quotidiani per motivi di studio o lavoro” pubblicato nell’agosto del 2014 in riferimento al 2011:
“Sono quasi 29 milioni (48,6% della popolazione residente) le persone che ogni giorno effettuano spostamenti per recarsi sul posto di lavoro o di studio, in dieci anni sono cresciute di circa 2,1 milioni. “
Ed ancora:
“…si sono allungati i tempi destinati alla mobilità. Scende sensibilmente la quota di coloro che impiegano fino a 15 minuti”.

Il numero di persone che per andare a lavoro si deve “immergere” nel traffico è aumentato, i tempi di percorrenza, per molti, si sono allungati, ulteriormente. Si tratta di persone che dedicano una parte significativa della loro vita a spostarsi da casa al luogo di lavoro/studio e viceversa.

Gli interventi strutturali finalizzati a migliorare la mobilità nelle nostre città si contano sulla punta delle dita, le auto si sono arricchite di optional ma sono, sostanzialmente, rimaste le stesse, il fenomeno del lavoro a distanza, divenuto smartworking, è in crescita ma non ha raggiunto ancora numeri significativi.

A ben vedere la tecnologia è venuta in aiuto dei “pendolari del ventunesimo secolo”, non così come si sperava, ottimizzando gli spostamenti e riducendo i tempi di viaggio, bensì fornendo strumenti di fruizione e connessione sociale, strumenti “smart”, che si connettono alla rete, ad internet, anche durante il viaggio.

Il report trimestrale AudiWeb Trends del giugno 2014 ci descrive un Italia estremamente “smart”, con 25 milioni di individui che dichiarano di accedere ad internet tramite uno smartphone (+13,7 % nel primo semestre 2014) e 9 milioni che dichiarano di accedere tramite tablet, quasi il doppio rispetto all’anno precedente (+88% ).

Questi strumenti hanno cambiato  la vita del pendolare permettendogli di impegnare, almeno in parte, il tempo perso negli spostamenti.

In Italia la percentuale dei pendolari di “medio raggio”, che utilizza internet durante gli spostamenti in città, è all’incirca del 60% (fonte Ansa), di questi buona parte utilizza la propria “rete social”, in particolare WhatsApp e Facebook, il 42% naviga nel web, il 31% effettua delle video chiamate, il 27% afferma di utilizzare servizi di video streaming (sempre fonte Ansa).

Durante i tragitti più lunghi, ad esempio in treno e in aereo, buona parte dei viaggiatori, specie i viaggiatori “non occasionali” a “lungo raggio”, utilizza il proprio pc portatile, una tablet, un e-reader, lo smartphone per lavorare, vedere un film, ascoltare musica, leggere un libro, leggere una ricetta, pianificare un viaggio, guardare le previsioni meteo, leggere le ultime news, … La percentuale tra i pendolari “di lungo raggio” di persone che utilizzano internet è veramente altissima, sia per la capacità di utilizzare moderni strumenti di comunicazione, indispensabile anche in ambito lavorativo se ci si sposta spesso, sia per la maggiore disponibilità economica nell’acquistare servizi o abbonamenti on-demand.

Ci è sufficiente entrare in un aereo o in un treno ad alta velocità per trovarci di fronte a tanti cyberutenti, seduti fianco a fianco, talvolta in spazi piuttosto angusti, totalmente indifferenti l’uno verso l’altro e con lo sguardo fisso sul proprio video: c’è chi sorride tra i baffi, chi si accalora in una discussione di lavoro, chi sembra sotto ipnosi completamente catturato dalle immagini provenienti dal proprio video.

Il “pendolare smart”, specie se di lungo raggio, vive nella sua “bolla virtuale” durante lo spostamento.
Il fenomeno degli “Smart Commuters” o “Pendolari Smart” è significativo in entrambi i casi, corto o lungo raggio, prescinde dal titolo di studio, dalla disponibilità economica, dalle capacità e dagli interessi personali.
Questa simbiosi che il pendolare vive con la rete, con i dispositivi “smart”, prende spunto:

  • da un deficit strutturale presente nel mondo reale, ovvero l’impossibilità di raggiungere in breve tempo il luogo desiderato.
  • dal bisogno di recuperare il proprio tempo, le ore della propria giornata che vanno perse negli spostamenti.
  • dal bisogno di essere protagonisti del proprio spazio sociale, di condividere la propria opinione anche relativamente a fatti banali o alle ultime novità.

Il punto di forza di Internet è proprio nella sua disponibilità, apertura, nel riuscire a fornire un servizio ubiquo, mentre si è in viaggio. L’ubiquità, il raggiungere ed essere raggiunto in movimento, è forse la caratteristica che più distingue internet dalla televisione, strumento statico e monodirezionale per eccellenza, e per questo meno attuale e moderno.
L’intenso utilizzo dei dispositivi smart da parte dei pendolari non va sottovalutato, si tratta di un fenomeno di massa, che rende familiari questi dispositivi elettronici, incentiva la lettura digitale, aumenta la trama relazionale tra persone “posizionate altrove”.

In sintesi il pendolarismo urbano contribuisce alla diffusione di internet nella nostra società.

Ancora una volta ci troviamo, nei nostri articoli, ad evidenziare come internet prende piede dove la società reale è carente, dove, in assenza di possibili concrete soluzioni, o dove le soluzioni non si sono volute trovare, internet offre nuove virtuali modalità di comunicazione e svago.

Mondoduepuntozero


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