La Centrifuga: tecnologie, persone, società in “rotazione globale”

Come detto nel precedente articolo in cui probabilmente non siamo stati troppo originali, opinione che potrete condividere solo leggendolo, il web ha cambiato il mondo. Ma come è avvenuto questo cambiamento? Quale processo ha innescato? Quali cambiamenti ne conseguiranno? Forse provando ad analizzare le dinamiche che hanno portato la rete all’attenzione della nostra società sarà più facile intuire o semplicemente dedurre quello che succederà in futuro, almeno in parte.

Premessa, il primo web o web 1.0 la cui diffusione è avvenuta negli anni novanta del secolo scorso proponeva contenuti statici, che difficilmente variavano con il passare dei giorni, con una veste grafica simile a quella dei quotidiani.

Pagine strutturate a colonne con un titolo o un sottotitolo ed un testo, poche immagini, pochi colori e, sopratutto come detto, contenuti di rado soggetti ad aggiornamento, una sorta di “vecchio giornale” che, essendo web, non risultava buono neanche per incartare il pesce.

Non è difficile trovare in rete “vecchie pagine web” che descrivono un evento o un servizio oppure vecchi blog dismessi il cui ultimo, e talvolta unico, post è datato 1995 o 1996.

I limiti maggiori erano di tipo tecnico, la realizzazione delle pagine web era demandata spesso ai soli informatici, talvolta ad improvvisati tecnici. L’azione di pubblicazione doveva sottostare ad un faticoso “passamano” che non permetteva in tempi rapidi l’aggiornamento dei contenuti ne tantomeno la correzione di errori grammaticali macroscopici.

Non fraintendeteci ogni regola ha la sua eccezione, ci sono esempi nel primo web che brillano per modalità di comunicazione e navigazione, spesso però grazie al solo estro del singolo e non ad un “gioco di squadra”, ad un impianto complessivo.

Ci viene da paragonare queste prime pagine alle prime pitture rupestri. I punti in comune con le prime pagine web sono molti, difficoltà di modificarle, di cancellare, utilizzo di strumenti primitivi per la realizzazione, nessuna consapevolezza da parte dell’autore relativamente all’importanza di ciò che sta facendo, realizzazione di un prodotto grezzo e primitivo dal punto di vista comunicativo anche se di inestimabile valore.

L’età della pietra del web coincide quindi con il web realizzato nel ventesimo secolo, le “stonepage” ne sono state la diretta espressione. Un buon conoscitore del web ha nel cassetto un elenco di links a stonepages, pagine web realizzate a fine anni 80 e nei primi anni 90.

Continuando la nostra frettolosa e generica analisi non possiamo non evidenziare come la tecnologia sia riuscita progressivamente a fornire strumenti più dinamici, più interattivi, software che permettono ad un redattore di inserire e pubblicare contenuti in completa autonomia.

Altrettanto determinante la diffusione di strumenti che hanno semplificato e velocizzato la creazione di materiale multimediale: macchine fotografiche digitali, videocamere ad alta qualità, strumenti audio, ecc…

L’elettronica e l’informatica hanno sicuramente dato un contributo determinante proponendo strumenti nuovi, semplici da utilizzare, alla portata di tutte le tasche.

Il nuovo WEB ha quindi la sua genesi nell’innovazione, ma un processo così di massa e così trasversale non si può ridurre a qualche bit e chip in più, il grande salto è effettivamente avvenuto quando le persone, il popolo, la massa, il vulgo, ha consapevolmente incominciato ad usare, frequentemente, questi strumenti.

Questo uso massivo non solo ha immediatamente determinato nuove forme di comunicazione, di esposizione sociale, ma anche, anzi sopratutto, generato nuove precise ulteriori richieste d’uso.

Il buon esito di un progetto, di un servizio software, dipende molto dall’effettivo uso/gradimentomda parte dell’utente finale e dalla quantità di suggerimenti poi effettivamente applicati al software.

La “seconda fase 2.0” è caratterizzata dalla spinta che gli utilizzatori hanno dato ai mezzi a loro disposizione, talvolta trovando inedite ed originali modalità di utilizzo, talvolta suggerendo nuove importanti evoluzioni.
La “terza fase 2.0”  è stata ancora più importante perchè ha trasformato milioni di singoli utenti di una rete in una società virtuale, alcuni strumenti della rete in social network, sono nate le prime vere agorà virtuali.La fase tre ha sorpreso tutti, anche i più ottimisti addetti ai lavori per intensità ma sopratutto per le portata del fenomeno, come detto qualche pagina addietro c’era qualche miliardo di persone che si sentiva solo, che aveva la tribale necessità di scambiare due parole, di sentirsi quotidianamente vivo portando il suo piccolo, veloce, prezioso contributo.
La società è in caduta nella rete, non riuscirà a uscirne.

La seconda e la terza fase hanno avuto un impatto massivo sugli strumenti proposti dal web, portando nuovi stimoli, e molto denaro, verso coloro in grado di progettare e realizzare innovazione.

La fase quattro del nuovo web non è altro che un secondo giro di campo: ulteriore innovazione, maggiore uso ed immedesimazione da parte del singolo, ulteriore ampliamento dei confini di un fenomeno già di massa, nuovi modi di comunicare.

È’ evidente a questo punto del nostro lungo monologo che il web 2.0 è un fenomeno circolare, rapidissimo, in continua espansione.Un fenomeno circolare che, ruotando velocemente innesta una forza centrifuga che investe tutti i partecipanti.

Immaginate, non è difficile, un miliardo di fazzoletti di carta che ruotano ad una velocità pazzesca dentro una gigantesca lavatrice. Per questo talvolta quando utilizziamo un nuovo strumento fornito dai social network ci sentiamo un po’ fuori fase, stiamo ruotando nella centrifuga…

La centrifuga ha un altro evidente effetto collaterale, espelle, allontana dal,suo centro gli oggetti più pesanti. Se non sei collaborativo, se non ti vuoi mettere in gioco, se pensi di comunicare utilizzando modalità e gergo tipico del secolo scorso, non vivi il web in tempo reale,  allora, caro amico, sei fuori dal web, esisti “solo” (si fa per dire) come persona reale.

Mondoduepuntozero


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