30 Dicembre 2018 by Mondo2.0
L’insostenibile leggerezza della SERP di Google
Chiariamoci subito. La SERP è la lista risultati esito di ogni ricerca su Google. Dieci occorrenze per pagina, da leggere e selezionare tramite un semplice click. Noi tutti ci confrontiamo con la SERP, Search Engine Result Page, ogni volta che cerchiamo qualcosa in Internet.
Google è il punto di passaggio per ogni nostra curiosità, approfondimento, utile o inutile necessità.
Il mono campo di ricerca di Google è probabilmente l’immagine più vista ogni giorno sul pianeta terra. Il suo pulsante “Cerca con Google” è il più cliccato. E ad ogni ricerca segue sempre una lista risultati con milioni di occorrenze.
Ci siamo chiesti come spiegare questo fenomeno globale che sta cambiando il nostro modo di percepire qualsiasi tipo di contenuto. Che sta cambiando i nostri tempi di lettura e selezione.
Quale esempio, quale metafora, può meglio descrivere la centralità di Google?
Abbiamo trovato un appiglio, visionario, irriverente, inopportuno, nello straordinario romanzo di Milan Kundera. L’insostenibile leggerezza dell’essere.
Kundera racconta i suoi personaggi, le loro debolezze, a suo modo, le semplifica, le alleggerisce, le svuota. Le scelte effettuate dal singolo, se viste d’assieme, nella narrazione complessiva, sono ininfluenti, sono solo piccola parte di un progetto complessivo.
Nel breve e nel lungo periodo siamo “solo” parte di un disegno più ampio.
Possiamo scegliere sì, ma tra un insieme ristretto di alternative. La somma di scelte effettuate con insostenibile leggerezza, che vanno a delineare le nostre vite, azzera di fatto il nostro arbitrio.
È la lista risultati di Google? Cosa c’entra?
Osserviamola per bene, propone milioni di occorrenze ma, a dire il vero molto spesso, solo le prime vengono lette con la giusta attenzione. In un precedente articolo abbiamo dimostrato, numeri alla mano, come solo le prime tre proposte destano la nostra attenzione. E come talvolta selezioniamo l’occorrenza numero 10 solo per non dover cambiare pagina.
Pensiamo di scegliere tra infinite possibilità ma in realtà non è così.
Parliamo di Kundera e del suo romanzo o di Google? È proprio questo il punto. Ci affidiamo a Google, al suo algoritmo, alla sua intelligenza surrogata, che indicizza, ordina e propone informazioni. E clicchiamo quanto ci viene proposto, velocemente. Alla posizione n.1, n.2. n.3 o n.10 della SERP di Google.
Utilizziamo Google con insostenibile leggerezza.
Altrettanto evidente il paradosso tra il tentativo di interpretare e classificare lo scibile umano da parte degli algoritmi di Google e il piccolo dizionario delle parole fraintese di Kundera. Dizionario inserito a sorpresa nel racconto e che dimostra la complessità del pensiero umano.
Se la vita è un percorso dalle “non possibilità” la SERP, lista risultati di Google, è una lista di “non occorrenze”, di “non possibilità’, di contenuti estremamente sintetici che non leggiamo con attenzione, che selezioniamo secondo schemi di pensiero predefiniti.
Il nostro microcosmo informativo è completamente condizionato dalla proposta di Google, dal posizionamento nella SERP, da meta-descrizioni eccessivamente sintetiche, da algoritmi stereotipati.
Google indirizza la nostra conoscenza, decidendo cosa proporre ai primi posti della prima pagina e cosa nella milionesima pagina. Tutti selezionano i link ad inizio della lista, conseguentemente gli stessi link acquistano popolarità e si affermano ancora di più in rete. I contenuti attuali, locali, popolari hanno la meglio sui contenuti storici, complessi e delocalizzati. Tutto ciò che è sintetico, veloce, brandizzato è facile sia da proporre sia da selezionare.
La SERP di Google è metafora dei personaggi di Milan Kundera le cui vite sono indirizzate da uno scenario, da eventi. Vite caratterizzate da un numero limitato di opzioni.
L’intero sistema di ricerca, lettura, selezione di Google è efficace, razionale, o forse è meglio dire “insostenibilmente leggero”. Proprio perché indirizzato nel semplificare miliardi di informazioni in pochi istanti, focalizzato sul permettere una ricerca veloce.
Chiariamoci per bene, di nuovo. Internet e Google non vanno in alcun modo demonizzati. Non confondiamo lo strumento con gli utilizzatori e con il contesto complessivo. La nostra insostenibile leggerezza precede di gran lunga la rete, lo dimostra il romanzo di Milan Kundera.
Chiariamoci definitivamente. Se la SERP è la metafora della nostra vita, delle possibili scelte che ogni giorno possiamo compiere, non possiamo che suggerirvi di riappropriarvi delle vostre scelte, continuando ad usare Internet ma andando ben oltre la prima pagina della lista risultati.
Trovate il vostro piano B. Cercate nuove alternative ben oltre le prime occorrenze, in rete e nel mondo reale, recuperate dalla polvere della vostra libreria il vostro dizionario, i vostri testi scolastici, chiedete informazioni tramite una email, cercate senza fretta, parlatene anche tramite i social, utilizzate gli hashtag.
Perché ad oggi la leggerezza con cui navighiamo ogni lista risultati di Google è insostenibile. Anche se probabilmente è inevitabile conseguenza del nostro essere. Ce lo dice anche Kundera.
Mondoduepuntozero