Ipertesto e iperromanzo: come cambia il nostro modo di leggere

Alcuni di noi hanno cambiato, nell’ultimo periodo, il modo di affrontare un testo, di leggere. Non abbiamo statistiche a riguardo ma, supponiamo, rapportandoci ai frenetici trend d’uso di APP come WhatsApp e social networks come Facebook, che il fenomeno, probabilmente, è molto più ampio di quanto possiamo immaginare.

Le pagine dei quotidiani on-line, ad esempio, hanno subito una vera e propria mutazione, sono ben diverse dalle analoghe pagine in formato cartaceo, sono farcite di elementi multimediali come foto di vip, bellezze in bikini, gossip, curiosità, ricette e tanta tantissima pubblicità.

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Il titolo, il contenuto, la didascalia, sono parte di un quadro complesso, ricco di alternative (e di tentazioni) non sempre coerenti, stimoli che rendono improbabile un percorso di lettura esclusivamente sequenziale.

Inoltre, sempre più spesso, questi stimoli sono all‘interno del testo che stiamo leggendo, testo sempre più sintetico e caratterizzato, sempre più, dalla presenza di termini semplici, poche parole alla portata di tutti.

È sempre più difficile, oggi, leggere un testo web senza selezionare una tra le infinite alternative proposte nella “pagina virtuale” che si sta affrontando.

Le alternative, assumono ancor più valore, evidenza, quando posizionate direttamente nel testo.

I termini, sottolineati e di colore diverso, diventano link, o meglio Hyperlink, collegamenti ipertestuali, che permettono di andare altrove.

Ma cos’è l’ipertesto? Leggiamo un breve estratto da Wikipedia:

Un ipertesto è un insieme di documenti messi in relazione tra loro per mezzo di parole chiave. Può essere visto come una rete; i documenti ne costituiscono i nodi. La caratteristica principale di un ipertesto è che la lettura può svolgersi in maniera non lineare

Altrettanto interessante questo brevissimo estratto finale preso dal vocabolario Treccani:

… offre all’utente la possibilità di costruirsi un percorso di lettura aperto alle più libere associazioni logiche e non costretto in una rigida struttura sequenziale.

In pratica il cyberlettore può cominciare a leggere qualcosa, trovare un legame (hyperlink) esterno a qualcos’altro e decidere di cambiare, definitivamente o temporaneamente percorso di lettura ed obiettivi. In realtà, come detto inizialmente, non si tratta solo di link testuali, ma anche di immagini, icone, simboli, video ad alto impatto visivo. In questo caso l’ipertesto diviene ipermedia. Tutti elementi selezionabili con un solo click, che stimolano la nostra curiosità proponendo “altri contenuti“, non sempre attinenti a ciò che leggiamo.

Come spesso succede internet non inventa nulla, piuttosto amplifica. L’ipertesto, come descritto in Wikipedia, ha origini antiche, già nel 16esimo secolo Agostino Ramelli ideò la “ruota dei libri”, un leggio rotante che consentiva la lettura multipla di più testi cartacei.

Anche il concetto di iperromanzo, che di fatto include quello di ipertesto, è stato coniato molto prima dell’avvento di Internet. Riportiamo la definizione fornita da Garzanti linguistica:

genere letterario caratterizzato da illimitati sviluppi narrativi potenziali e molteplici livelli interpretativi; non ha uno svolgimento lineare, con un inizio e una fine, ma si ripete all’infinito in percorsi e conclusioni plurime: «Il castello dei destini incrociati» di Italo Calvino è un iper-romanzo

Il romanzo «Il castello dei destini incrociati» sviluppa, su carta, senza l’ausilio della rete, numerosi ed alternativi sviluppi narrativi, alternative che vanno a creare una trama, tante diverse situazioni, diversi percorsi all’interno dello stesso romanzo.

Italo Calvino ha intuito, molto prima dell’avvento di internet, come il romanzo potesse evolvere verso una versione 2.0, capillare, ricca di alternative, complessa, multidimensionale.

Altri iperomanzi? Ad esempio “La vita istruzioni per l’uso” di Georges Perec oppure “Fuoco pallido” di Vladimir Nabokov.

Nell’iperromanzo cartaceo era la trama ad essere sofisticata e ipernarrativa, nel web è la pagina stessa che fornisce numerose iperalternative, semplici e disponibili, one-click.

Ci chiediamo che effetto avrà la proliferazione di elementi ipertestuali nel nostro modo di leggere, specie a lungo termine. Il lettore svilupperà una personale capacità selettiva? Imparerà ad andare altrove per poi tornare nel documento originale? La presenza di riferimenti di valore, come ad esempio hyperlink ad altre opere dell’autore, link ad immagini o video che descrivono i luoghi oggetto di narrazione, bibliografie, miglioreranno la capacità ricettiva e comparativa del lettore o lo faranno perdere in un labirinto di alternative?

Oggi non abbiamo indicatori statistici che possono aiutarci a rispondere a questi quesiti, il fenomeno è troppo recente. Come detto nei nostri precedenti articoli, tecniche come lo “Slow reading“, ed anche azioni di mediazione culturale da parte di genitori, insegnanti, bibliotecari, possono rappresentare un antidoto, risultare decisive.

Di certo il lettore, specie il giovane lettore, dovrà diventare multitasking, in grado di seguire più percorsi logici in contemporanea, tenerne traccia, se non vuole perdersi nelle innumerevoli alternative proposte.

In questo articolo, volutamente, abbiamo inserito ben 18 hyperlink che puntano altrove, ci chiediamo quanti di voi hanno letto sequenzialmente il testo senza selezionare nessuna delle alternative, quanti sono andati altrove per poi tornare nell’articolo originale, quanti sono scappati via a fronte di ben 930 parole presenti nel testo, quanti di voi ricorderanno domani quanto letto quest’oggi in questo articolo digitale.

olte domande, un’ unica certezza, nell’assioma iniziale: la nostra specie sta cambiando modo di leggere, di acquisire e gestire informazioni.

D’altronde stiamo colonizzando un nuovo mondo, il Mondo 2.0.

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