Internet e le elezioni politiche italiane 2018

Il nostro principale obiettivo è analizzare i cambiamenti sociali determinati da Internet. Non potevamo quindi esimerci dall’approfondire le elezioni politiche italiane.  Abbiamo atteso qualche mese, per smaltire le “tossine” elettorali, dopodiché ci siamo tuffati nell’analisi di 6 diverse dinamiche pre-elettorali che, in modo diverso, hanno caratterizzato le elezioni. Superando o deludendo le aspettative.

Un lungo articolo che descrive una campagna elettorale inedita che traccia un solco in termini di comunicazione e utilizzo della rete rispetto al passato.

  1. Politici digitali
    La prima evidenza su cui riflettere è la capacità di comunicazione digitale e social dei due principali leader del Movimento Cinque Stelle e della Lega, rispettivamente Luigi Di Maio e Matteo Salvini.  Entrambi capaci di raggiungere milioni di follower con interventi estremamente puntuali, pungenti, provocatori. Entrambi capaci di utilizzare immagini e video per raccontarsi e raccontare.
    Non entriamo ovviamente in merito sui contenuti, il nostro compito è evidenziare l’utilizzo strategico di Internet.
    Interventi caratterizzati da un’ottima tempistica e da una continuità narrativa finalizzata a rendere familiari verso il potenziale elettorato i propri “punti di forza”. Viceversa gli altri leader politici non hanno saputo utilizzare in modo nativo gli spazi digitali, affidandosi mani e piedi alle web agency hanno perso, in rete, parte della propria identità e spinta personale. O peggio hanno ragionato in modo tradizionale, come di fronte ad un foglio cartaceo, dimostrandosi poco agili e non sufficientemente convincenti.
    Un “digital divide” che, in alcuni casi, ha sfiorato il grottesco. Twitter e Facebook sono stati utilizzati per incensarsi o peggio per rispondere a provocazioni. Un errore quest’ultimo di stile e di tempo che promuove l’antagonista e amplifica la “falsa notizia” iniziale.
    I due politici italiani in grado di utilizzare al meglio delle sue potenzialità la rete, Internet, sono i vincitori della tornata elettorale. Non è un caso.
  2. Bye bye quotidiani
    Il peso in termini di consenso ottenuto dai quotidiani durante questa tornata elettorale è sostanzialmente nullo. Le grandi testate giornalistiche non sono riuscite a creare consenso come un tempo.  Sempre meno oggetto d’acquisto in edicola, sempre più legate a schemi di pensiero vicine a quello o quell’altro partito, soffocate dagli eccessivi costi, prive della dinamicità e della tempestività che caratterizza la rete.  Le testate giornalistiche sono rimaste semplicemente molto indietro. Poco rilevanti nel 2018, per nulla rilevanti in futuro.
    Senza i finanziamenti pubblici e con la concorrenza digitale alle porte i quotidiani sono destinati nel breve periodo all’estinzione. Non c’è molto altro da dire, è semplicemente così.
  3. Talk show e Tg: la televisione nell’era digitale.
    La televisione, sino all’avvento di Internet, ha completamente catalizzato l’attenzione degli spettatori-elettori. Telegiornali e talk show hanno fortemente indirizzato l’opinione pubblica, hanno creato modelli di conversazione e di stile, orientato, polarizzato l’attenzione sui grandi temi etici, demolito o incensato leader politici.
    Durante le elezioni 2018 questi flussi di comunicazione, Tg e talk show pre-elettorali, hanno seguito i “consueti schemi”, inviando messaggi diretti, costanti, al pubblico.
    Le immagini, i titoli, l’ordine di proposizione delle news, sono stati oggetto di attenta composizione al fine di orientare l’elettorato, specie gli “indecisi”.
    I media televisivi hanno raggiunto milioni di persone, ma non hanno avuto lo stesso impatto in termini elettorali del passato. È successo qualcosa di nuovo.
    Il pubblico della rete ha ascoltato con minore attenzione, probabilmente distratto dall’enorme quantità di notizie ricevute sul proprio smartphone.
    Un evidente ridimensionamento mediatico.
    In questo caso, al contrario della carta stampata, ci aspettiamo una forte controffensiva. Ci aspettiamo una nuova generazione di programmi televisivi ancora più polarizzati politicamente.
    I due contesti, video e rete, si fronteggeranno per decenni, ma queste o altre contromisure non riusciranno ad invertire il trend. Il divario tra Internet e Televisione sarà sempre più evidente dopo ogni tornata elettorale. Un singolo media non può competere con un universo digitale quale la rete.
  4. Fake news (false notizie)
    Non tutte le dinamiche riconducibili ad Internet sono positive, lo affermiamo da sempre. Intendiamoci, le false notizie non sono il parto esclusivo della rete, le bufale esistono dalla notte dei tempi. La nostra vicina, la moglie del farmacista, il tizio seduto accanto a noi in metropolitana e anche i tradizionali mass media, ne hanno fatto e ne fanno grande uso. Rileviamo però alcune sostanziali differenze rispetto ai casi tradizionali:
    – internet è una straordinaria cassa di risonanza, le fake news viaggiano velocemente, possono raggiungere in tempi brevi milioni di persone.
    – ogni internauta può contribuire alla diffusione, anche aggiungendo un parere personale. Cosa che rende maggiormente credibile la news.
    – sono sempre di più coloro che, soprattutto a fini commerciali, creano delle vere e proprie campagne caratterizzate da migliaia di fake news, talvolta in trama tra di loro.
    Un processo di produzione seriale di false notizie.
    Difficile dire quanto le fake news hanno inciso sulle scelte elettorali degli italiani.
    A nostro parere, ad oggi, le false notizie non sono in grado di orientare quantità significative di elettorato. Per vari motivi:
    – spesso il carattere eccessivo o grottesco della news non risulta credibile a molti.
    – news che sconfessano fake news circolano altrettanto velocemente.
    – ogni internauta difficilmente riceve o legge decine di fake news.
    – amiamo leggere news (e fake news) che rafforzano il nostro credo politico.
    – le scelte politiche si basano soprattutto su valori personali, sulla personale capacità di osservazione e valutazione. Una notizia proveniente da una fonte sconosciuta non ha la nostra incondizionata fiducia.
    Oggi le fake news non ci preoccupano ma domani? Il numero di operatori che ha intuito il potenziale economico e politico insito nelle campagne di polarizzazione è in forte crescita. Se la falsa notizia fa parte di un percorso progressivo, professionale, di una complessa trama di notizie vere, parzialmente vere, completamente false può diventare difficile orientarsi. In futuro gli Internauti dovranno imparare a riconoscere una fake news, e ancora di più a riconoscere una fonte affidabile. Altrimenti i generatori di fake news riusciranno a condizionare fortemente le tornate elettorali.
  5. WhatsApp e la messaggistica istantanea
    Sin qui abbiamo trattato dinamiche evidenti, pubbliche. Ora ci addentriamo nel “sommerso”. La messaggistica tramite chat è criptata, di tipo “end to end”, indirizzata in modo specifico da una fonte verso un’altra fonte. Le sue principali caratteristiche sono la velocità, l’immediatezza, l’esclusività.
    Non è possibile quantificare il flusso e  l’impatto di video, messaggi, audio inviati dai nostri amici sulla nostra utenza WhatsApp. Figuriamoci su scala nazionale o internazionale.
    Questo tipo di messaggi ha un vantaggio competitivo, arrivano spesso da una fonte conosciuta, destano la nostra attenzione.
    Probabilmente in quest’ultime elezioni hanno avuto un ruolo secondario ma supponiamo, in futuro, che le comunicazioni in chat possano indirizzare in modo silente una parte dell’elettorato. Se tutti i miei amici la pensano in certo modo forse anch’io…
  6. Dati personali e Cambridge Analytica
    È il caso del giorno, dati Facebook forniti a terzi per fini elettorali.
    Il caso più eclatante, difficile da commentare in poche righe. A seguito del quale colossi come Facebook rivedranno significativamente la propria politica di protezione e condivisione dati.
    Di certo non sarà l’ultimo. Gli spazi social sono immensi contenitori di big data, informazioni personali da usare a fine commerciale o a fine politico.  Internet ci fornisce servizi gratuiti, numerose opportunità, in cambio utilizza i nostri dati personali. Nulla è completamente gratuito. Nella rete siamo, tutti, personalmente esposti.
    Non sarà facile evitare in futuro ulteriori fughe (o vendite) di dati e quindi un utilizzo strumentale degli stessi.
    Parimenti il fenomeno non va banalizzato, non è affatto facile utilizzare informazioni personali per indirizzare flussi elettorali. Ciascuno di noi costruisce le proprie opinioni in base all’affidabilità della fonte, al sistema di valori o convinzioni personali, alle altre informazioni presenti in rete o nel mondo reale. Fattori che agiranno da filtri.

In sintesi le elezioni 2018 hanno aperto una nuova era, in cui per vincere le elezioni politiche bisogna essere in grado di comunicare, senza intermediari, in rete. In modalità multicanale.
I nuovi leader politici dovranno essere carismatici, eccessivi, tempestivi, convincenti e, soprattutto, influencer. Capaci di raggiungere milioni di persone tramite Internet. Dovranno essere “nativamente social”.
Un “tornado politico”, un cambiamento talmente radicale in termini di comunicazione che spazzerà via un intera classe politica dirigente “non digitale”, determinando un forte ricambio generazionale.
Anche i nuovi elettori dovranno affrontare sfide impegnative, dovranno essere in grado di filtrare le notizie, distinguere le fonti affidabili, confrontare opinioni e contenuti, osservare i webtrends.
Tutto questo perché, dal 2018 in poi, è la rete il luogo dove si svolgeranno tutte le campagne elettorali.

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