Twitter .vs. Donald Trump? analizziamoli sociologicamente

Nella notte tra l’8 e il 9 gennaio 2021 la piattaforma social Twitter decide di escludere in via permanente Donald Trump, tale esclusione è motivata dal, citiamo testualmente, “rischio che inciti ulteriormente la violenza”.
Poche ore prima il presidente degli Stati Uniti d’America era stato sospeso in via temporanea anche dalle piattaforme Facebook e Instagram.

I  Social Network sono una “sala di specchi” che riflettono infinite volte la nostra immagine (nel caso specifico quella di D.Trump).
Ora, per la prima volta, un personaggio istituzionale di altissimo livello entrando nella sala non vede la sua immagine riflessa, non può utilizzare Internet come cassa di risonanza globale. E’ virtualmente solo.

Si tratta di un passaggio epocale per Internet e i Social Network, esperti di comunicazione, giuristi, giornalisti si stanno interrogando su questa esclusione eccellente,  con un occhio estremamente critico verso le piattaforme social e la rete.

Uno spazio social, idealmente aperto a tutti, può escludere il Presidente degli Stati Uniti d’America?

Proviamo, in poche righe e in modo semplice,  ad analizzare sociologicamente  il contesto (reale), i social e perché siamo (dovuti) arrivare a questo punto.

La vera domanda che dobbiamo porci non è se questa esclusione è opportuna o tardiva, salvifica o antidemocratica, piuttosto “Qual è il rapporto tra istituzioni e social network?

  • Twitter non è un servizio pubblico. Non è stato ideato, realizzato, gestito da una pubblica istituzione. Non è uno spazio no profit di dibattito, non è una scuola, una biblioteca, una pubblica piazza o un agorà. E’ uno spazio privato, ideato esclusivamente per fini commerciali da un azienda privata che, supponiamo, non riceve finanziamenti pubblici ne è  caratterizzata da partecipazioni pubbliche.  Spazio i cui costi di gestione sono molto alti, utilizzato gratuitamente da tutti, che ha l’obiettivo, tramite pubblicità , di coinvolgere e indirizzare gli utenti in base ai loro personali interessi (vi ricordate il nostro articolo su “The Social Dilemma” ?).
  • Twitter è un contesto, uno spazio, completamente virtuale. Non tangibile, non reale. La quantità di persone (reali o avatar) e la quantità di tweet pubblicati non permette , almeno ad oggi, la verifica oggettiva e la supervisione di quanto online. L’entropia è enorme, tutto succede “real time”, non è quindi possibile verificare tutto e, soprattutto, intuire le conseguenze di ogni post o tweet pubblicato.
  • Twitter non può essere paragonato ad un normale media, ad un quotidiano cartaceo o ad un telegiornale. A nostro parere Twitter è più simile ad un pub, un’osteria o forse, ad essere più attuali, ad una discoteca. Un luogo (virtuale) d’incontro, aperto al pubblico, gestito da privati con fini esclusivamente commerciali, finalizzato alla socializzazione a al divertimento. Luogo dove è presente un (in genere blando) tentativo di selezione dei clienti in entrata.

La “nostra” pietra di paragone, la discoteca, ci porta, volutamente e provocatoriamente fuori strada.
E’ l’antitesi ai nostri successivi ragionamenti.

Nel Mondo 2.0 i social network non sono spazi istituzionali, democratici, no profit.

Accedere per esprimere il proprio parere tramite una piattaforma social non è un diritto ineludibile, non può esserlo per come (ad oggi) le stesse piattaforme sono state concepite.

Se i social network fossero espressione democratica della cittadinanza dovrebbero essere gestiti dalle istituzioni stesse, dovrebbero esserci delle istituzioni in grado di normarle e controllarle. L’accesso, lo diciamo provocatoriamente, a Facebook o Twitter in Italia dovrebbe avvenire solo tramite la propria identità digitale SPID, e non tramite il proprio avatar. Oggi nei Social Network chiunque può essere chiunque e dire sostanzialmente qualunque cosa.

I Social network sono “discoteche virtuali” dove dei buttafuori decidono chi può entrare e chi no, in base a “sensazioni” come il tono di voce, l’abbigliamento o il travestimento, lo stile, la disponibilità, …

Se il nostro assioma sin qui descritto fosse vero “I social sono discoteche dove entra solo chi piace al buttafuori”  la tesi finale evidenzierebbe una grandissima criticità : Miliardi di persone utilizzano questi servizi online, seguono i webtrend, sono emotivamente coinvolti dagli hashtag e dagli argomenti trattati, sono convinti ad acquistare, votare, agire, …

Se è così allora l’antitesi è sbagliata “questi spazi sono molto ma molto di più di semplici luoghi di divertimento virtuali, dove entrare o non entrare fa poca differenza”.

Sono reti estremamente complesse, sono nazioni virtuali governate da manager. In cui il consiglio di amministrazione ha veto di esclusione verso tutti, anche verso il Presidente degli Stati Uniti d’America.

E se il prossimo candidato alla casa bianca venisse escluso dai social network durante i primi giorni della campagna elettorale? E se anche Google togliesse la possibilità di cercare il candidato tramite il suo motore di ricerca? Che effetto avrebbero questi veti sulle future elezioni?

Se viceversa Donald Trump fosse stato estromesso un mese fa si sarebbero potute evitare le tragiche e ingiustificate morti avvenute a Capitol Hill? Il numero dei seguaci presenti a Washington sarebbe stato minore? L’intensità degli scontri?

Non sappiamo rispondere a queste domande, ma di una cosa siamo certi: La rete è sempre più permeata nel nostro quotidiano. Le “piattaforme Social”  non corrispondono in alcun modo alle nazioni reali ma possono indirizzare il voto, le azioni, le abitudini della cittadinanza.

Siamo arrivati, dopo complesse elucubrazioni, ad una interessante, forse ovvia,  conclusione: i Social Network nati con obiettivi esclusivamente commerciali sono ora strumenti globali in grado di indirizzare l’opinione pubblica, più delle istituzioni stesse. Non solo, le stesse “intelligence” informatiche delle varie nazioni li utilizzano nel tentativo di condizionare socialmente o politicamente altre nazioni antagoniste.

Questo straordinario potere virtuale, che permette la diffusione della conoscenza online, si è andato a sommare e miscelare con il potere e il carisma delle istituzioni reali e dei suoi principali (reali) protagonisti.

Quando poteri così grandi vanno a sommarsi è inevitabile la nascita di smisurati paradossi, fake news ed esclusioni eccellenti.
In un mondo in cui tutti tramite la rete possono dire tutto ciò che vogliono l’attuale presidente degli Stati Uniti d’America non può più farlo. E’ il sorpasso dei social sulle Istituzioni.

A nostro parere il punto non è la mancata  “libertà di parola”,  ma la nuova,  imprevista, mutazione dei Social nel nostro Mondo 2.0, in cui i “Social Network” sono meno “Social”. A cui seguirà chissà cos’altro.

Mondoduepuntozero.

Riteniamo giusto ricordare che Mondoduepuntozero è solo un gioco, una passeggiata da fare assieme in rete, non ha nessun fine, né di tipo commerciale né politico.