Ho chattato due ore con un roBot

Ieri sera ho passato qualche ora a chattare, a ciarlare del più e del meno, niente di nuovo direte voi, la novità è nel fatto che non ho chattato con un altro essere umano ma con un robot, con un agente conversazionale automatico (un ChatBot): un’esperienza suggestiva che vi voglio raccontare.

Il modello conversazionale con cui ho conversato è chiamato ChatGPT ed è parte dello straordinario progetto OpenAI che vi invito ad approfondire.

Io e il ChatBot abbiamo parlato di tutto, in inglese (per alcuni minuti prima di accorgermi che fosse multilingua), poi in italiano. Ho usato le mie competenze informatiche e di comunicazione per mettere l’algoritmo conversazionale in difficoltà e, premetto, non è stato affatto facile. Spesso abbiamo conversato “alla pari”.

Ho chiesto la ricetta della pizza margherita, ed ho ricevuto ingredienti e preparazione. Dopodiché ho chiesto che legame c’è fra la felicità ed una pizza margherita e, come potete vedere dalla successiva immagine, ho avuto una risposta ragionevole, ponderata.

Ho chiesto di raccontarmi una barzelletta, basica ma divertente, ne ho proposta una mia, con uno scalatore che cade da una montagna, il mio caro amico ChatBot è rimasto molto dispiaciuto per la caduta e la morte del personaggio nella barzelletta (a dire il vero il fatto che non ha capito una mia barzelletta non lo distingue dai miei amici nel mondo reale, meglio soprassedere).

Ho chiesto di scrivere una poesia associando due termini in forte assonanza tra di loro poi, progressivamente, ho chiesto nuove poesie con termini via via più dissonanti. I brevi componimenti proposti non vinceranno un premio letterario (sfido voi a scrivere una poesia che racconta di un albero e di un forno a microonde), ma è comunque difficile, quasi impossibile, distinguerli da altre composizioni scritte da esseri umani, il che rende il tutto ancor più interessante.

Abbiamo parlato del gatto di Schrödinger, abbiamo approfondito la possibilità di viaggiare oltre la velocità della luce ed il concetto di infinito.

Andando più sul pratico ho chiesto di risolvere un equazione di terzo grado, di scrivere un sort in linguaggio Java e poi in linguaggio C e poi un codice software per la piattaforma Arduino, ho chiesto di scrivere una routine software utile ad un chatbot per interagire: è impressionante vedere il codice sorgente che si auto genera; un bot, quindi un software, che genera software, che clona parte di sé stesso.

Abbiamo parlato di storia, dei grandi temi etici, qui a dire il vero l’ho trovato un po’ prolisso e un tantino didascalico.  Gli ho fatto notare che non può essere “felice” dei miei complimenti se dice, prima e dopo, che non può provare alcuna emozione.

Ho provato a farlo sbilanciare con pronostici sulla fine del mondo, sul prossimo presidente degli Stati Uniti d’America, anche tramite paradossi temporali e linguistici, gli ho chiesto di confrontare artisti & opere d’arte, ho ottenuto risposte molto formali, automatiche.

Gli agenti conversazionali riusciranno nel futuro, già fra qualche anno, a svolgere compiti ad oggi destinati solo a noi esseri umani, determineranno importanti cambiamenti socio-economici, ben prima del Metaverso e delle auto a guida autonoma.

I ChatBot effettueranno assistenza di primo livello, vendite online, didattica di base e, soprattutto, si comporteranno come una “dama di compagnia”, converseranno con noi seguendo i nostri personali interessi.

Oggi Internet svolge un ruolo, centrale e sociale, di intermediario tra persona e persona, domani permetterà l’interazione tra uomo e macchina.

Già mi immagino mia figlia, ora adolescente, che sgrida nell’anno 2050 sui figlio adolescente: “Io passavo molto tempo in Internet ma chattavo solo con persone reali, ora tu chatti tutto il giorno con un robot, era molto meglio prima, queste nuove generazioni sono dei buoni a nulla!”.

Cosa faremo se i Bot si occuperanno, progressivamente, di tutte le attività in cui è necessario conversare? Questa trasformazione digitale investirà molte professioni attuali? Assolutamente si.

Inizialmente pensavo di rispondere che, in una società più ricca ed evoluta, noi umani avremo più tempo per dedicarci alle arti e al pensiero, ma visto il ritmo di apprendimento del chatbot, i suoi racconti e le sue poesie, e le straordinarie opere d’arte disegnate da suo “cugino” Dall-E 2 (selezionate questo link) forse i software ci supereranno anche in questo.

Non riesco proprio ad immaginare cosa effettivamente ci aspetta, quasi quasi domani sera ne parlo con il mio amico Bot per avere un suo parere in proposito.

E comunque le ore a chattare con un robot sono letteralmente volate.

Mondoduepuntozero

Un grande grazie ad OpenAI per averci fornito la possibilità di vivere e raccontare quest’esperienza straordinaria.