Il revenge porn ed il voyeurismo in rete

Abbiamo descritto,  sino ad oggi, la rete,  internet, come una “cassa  di risonanza”, un grande amplificatore di relazioni virtuali,  una vetrina personale e sociale.  In questo articolo, a partire da questi già citati concetti e con il supporto di alcune statistiche, cambiamo rapidamente ambito e prospettiva.

La capacità di internet di diffondere, il suo essere un palcoscenico globale, si è dimostrata terreno fertile per la pornografia, in rete alla portata di tutti.

Anzi internet deve la sua iniziale popolarità, già a partire da fine anni ottanta, proprio al materiale pornografico, accessibile con un semplice click ben prima della diffusione dei motori di ricerca, dei social network e delle APP.

Oggi, quasi trent’anni dopo la diffusione dei primi materiali hard in rete, la maggiore criticità è senz’altro dovuta alla facilità d’accesso (e di pubblicazione) di materiale pornografico da parte di adolescenti e preadolescenti che, con la diffusione  degli smartphone, non sono più sotto la supervisione  diretta dei genitori. Una analisi “Google trends” afferma che nel periodo 2005-2013 la ricerca dei termini “teen” e  “porn” è pressoché triplicata in rete, per un totale di circa 500.000 ricerche giornaliere.

Anche le forme di diffusione del materiale pornografico seguono  quindi dinamiche “smart” e “social”: L’assenza di barriere d’ingresso facilita la fruizione, i servizi di condivisione, post, retweet disponibili in rete creano un effetto domino per cui il video a disposizione dello studente più smaliziato viene  condiviso, taggato e raggiunge con facilità, immediatamente, tutti i coetanei, amici e compagni di classe. Una quantità immensa di materiale hard sempre a disposizione di tutti, in ogni momento della giornata.

Un fenomeno di cui nessuno parla ma che coinvolge tutti o quasi, caratterizzato da cifre stratosferiche,  40 milioni di americani visitano con regolarità siti porno, il 70% degli uomini intervistati nella fascia d’età 18-24 visita siti porno almeno una volta al mese, il 35% dei download effettuati nella rete americana sono di materiale pornografico. (fonte dailyinfographic).

I “big” di internet hanno fatto ben poco per arginare questo fenomeno, è un fatto ineludibile che nessun browser, nessun motore di ricerca, nessun strumento di connessione ad internet, esclude (offusca) in modo ottimale link a siti o a contenuti pornografici. Non è un caso che, su un campione significativo di ricerche effettuate tramite motore di ricerca (da utenti americani), ben il 25% propone contenuti pornografici, una percentuale molto rilevante.(fonte dailyinfographic).

Intendiamoci l’argomento è complesso, delicatissimo, non può essere affrontato e risolto in poche righe in un blog, probabilmente molte delle statistiche proposte in internet sono costruite ad arte da detrattori della pornografia, ovvio però che il fenomeno è colossale, che gli stessi fattori che hanno portato alla costruzione di un scenario social e multimediale globale, utilizzatissimo da parte di giovani e giovanissimi, hanno contemporaneamente creato un “evidente” sottobosco di contenuti e servizi pornografici,  sempre disponibili e oggetto di continua fruizione, condivisione, esposizione.

Altrettanto ovvio che un sistema completamente libero deve permettere la condivisione di forme di espressione personali e di nuove forme d’arte, contrastando forme di censura.

Anche se, a dire il vero, la realtà ad oggi è diametralmente opposta, non vi è censura o barriera bensì una immensa quantità di materiale hard sempre disponibile a tutti (le percentuali disponibili in rete sono contrastanti, difficile trovare un numero ufficiale, diciamo che tra il 4% e il 12% dei siti in internet sono pornografici) e un altrettanto enorme business che ne consegue.

Il sito “Covenanteyes”  fornisce “numeri”  che ci fanno riflettere: oltre 500 milioni di ricerche hard nei primi tre mesi del 2015  (e non siamo ancora alla fine di marzo!),  il 24% dei possessori di uno smartphone ammette di visionare materiale pornografico.

A complicare tutto ciò troviamo le nuove dinamiche espressive che spopolano in rete, il voyeurismo  conseguente all’esposizione del proprio sè  negli scenari social che, talvolta,  sfocia nell’esposizione di elementi intimi e personali, creando eccessi di popolarità e gogne multimediali.

Non a caso il social network  twitter, di recente, ha cambiato le proprie policy al fine di arginare la diffusione di materiale pornografico privo di assenso alla pubblicazione,  ciò al fine di debellare comportamenti come il  “revenge porn” in cui uno dei due partner, per abbandono, scherno, bullismo, diffonde in rete immagini intime senza il consenso della persona o delle persone coinvolte. In quest’ultima notizia troviamo, in sintesi, tutti gli elementi che caratterizzano la nuova rete: la facilità di esporre dettagli personali, la volontà iniziale di “fissare” il momento tramite un video o immagini, la diffusione in rete di tipo social, capillare ed immediata, l’assenza di regole d’ingresso e di pubblicazione,  le fugaci relazioni interpersonali.

Tutti elementi che, in precedenti articoli, erano sinonimo di trasparenza, partecipazione, dinamismo, visibilità, denuncia sociale ma che, in questo caso,  svolgono tutt’altro ruolo e lo fanno  su scala globale.

La rete, ovviamente, non è la causa, come detto inizialmente funge da “cassa di risonanza”, ciò che c’è è conseguenza dell’azione dei singoli, per questo più che le tecnologie è sempre più determinante il ruolo di agenti sociali come la famiglia e gli educatori e, parimenti, la presenza di norme finalizzate a delineare le effettive responsabilità da parte di chi pubblica e diffonde il materiale in rete.

È  necessario affiancare i più giovani nell’uso della rete, spiegare, descrivere, anticipare, al fine di delineare il confine, ben preciso, tra la sessualità come forma di espressione personale e la pornografia massiva, tra necessità di condividere e intimità personale, tra reale e surreale, tra opportuno e inopportuno.  Un tema da affrontare con i nostri figli in tutta fretta, la fruizione di questo materiale è sempre più precoce, l’età in cui avviene la visione del primo video porno in rete si va costantemente abbassando, ora è all’incirca ad  undici anni (fonte dailyinfographic).

Internet è un grande teatro globale dove tutto è possibile ma dove tutto non può essere lecito e, soprattutto, non può esserlo troppo precocemente, senza la giusta capacità di osservazione e giudizio.

La sfida è duplice, noi adulti dobbiamo trovare un nostro equilibrio e trasmetterlo con serenità ai nostri giovani, i nativi digitali: Il giusto equilibrio tra reale e virtuale, tra rispetto e libertà di espressione, tra partecipazione e voierismo, tra fantasia e quotidianità.

Di una cosa siamo certi, qualunque cosa succederà nel mondo reale  avverrà anche in rete e tutti la verranno velocemente a sapere (e a vedere).

Il buco della serratura è oramai grande come la porta.

Mondoduepuntozero

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