Nuove Professioni: Metaverse Curator

Fate mente locale, ritornate con il pensiero al museo più grande in cui siete stati, o in cui vorreste andare. Victoria & Albert Museum, Hermitage, MET, Musei Vaticani, Louvre, …  luoghi caratterizzati da spazi smisurati, collezioni ricchissime, spazi che richiedono giorni e giorni per essere visitati ed apprezzati al meglio.

Ora immaginiamo un nuovo museo, dieci, cento, mille volte più grande del Louvre, ricco di alternative, possibilità, percorsi che si adeguano ai nostri interessi, alle nostre competenze e alle nostre personali curiosità culturali.

Il nostro “meta-museo” virtuale, nel Metaverso.

Chi gestirà e progetterà questi spazi virtuali? È evidentemente necessario un curatore con competenze digitali, in grado di ricontestualizzare collezioni, opere, personaggi in ambienti 3D, nel Metaverso.

Il Metaverse Curator.

Se, come tutti gli esperti del settore ipotizzano, le esperienze immersive in spazi virtuali si diffonderanno ovunque, un professionista con competenze nell’ambito digital humanities, come il “Metaverse Curator” sarà ricercatissimo. Non solo, aggiungo che questo tipo di professionalità, trasversale, competente, originale e creativa, sarà difficile da sostituire da parte degli algoritmi di A.I.

Un nuovo mestiere, con ottime prospettive, non facilmente rimpiazzabile tramite la A.I. Cosa volete di più?

Cosa fa il “Metaverse Curator”?

Immagina e progetta spazi digitali, attività tutt’altro che semplice perché da un lato non è sottoposta a vincoli fisici, ha enormi margini di creatività e d’azione, dall’altro deve seguire attentamente modalità d’uso, navigazione e design che caratterizzano gli spazi virtuali, deve interagire e mediare con i tecnici informatici.

Deve garantire un’ottima esperienza d’uso da visore (o VR glasses), browser web da PC Desktop, tablet, smartphone, …

Deve attenzionare e contestualizzare nel metaverso numerosi dettagli, ne cito a titolo esemplificativo alcuni:

  • Gli audio devono attivarsi nel giusto momento e durare il giusto tempo.
  • Le opere e le didascalie devono essere ben posizionate, ben visibili, della giusta grandezza e, come nel mondo reale, nella giusta sequenza, caratterizzate dalla giusta illuminazione.  
  • Le statue, gli oggetti 3D digitalizzati devono esprimere la stessa intensità e profondità, ciò è possibile se sono correttamente posizionate, se c’è il giusto contrasto con le pareti e gli sfondi.
  • I soffitti, le pavimentazioni, gli elementi d’arredo, devono incentivare la navigazione.

Ma il Metaverse Curator non si ferma alla progettazione e al beta-testing delle mostre virtuali:

  • Progetta percorsi alternativi, percorsi non lineari che, in base al comportamento utente, propongono contenuti di un tipo oppure tutt’altro.
  • Progetta Eventi all’interno del Museo, proprio come nei musei “reali”. Meeting, convention, aperitivi in cui i nostri avatar possono partecipare, socializzare, conoscere, invitare.
  • Analizza, grazie all’utilizzo della A.I. i comportamenti utente e, proprio assieme agli algoritmi di A.I., definisce nuove strategie espositive e nuove alternative di fruizione.
    In pratica ripensa il Museo in base all’effettivo interesse degli utenti (o meglio dei target “personas”, tipologie di utenti opportunamente identificate ed osservate).
  • Progetta esperienze didattiche o ludiche (e perché no entrambe come un tutt’uno) da effettuare durante la visita: video, giochi interattivi, quiz, …
  • Identifica punti di accesso, di approfondimento, rispetto a quanto esposto.
  • Aggiunge riferimenti a banche dati esterne, aggiunge finestre (o porte, o altre stanze virtuali) che permettono, per i più attenti e per gli esperti del settore, di entrare in dettaglio su aspetti storici, narrativi, biografici, bibliografici, aggiunge PDF, aggiunge brochure, …

Il curatore di spazi virtuali è un creativo, si è formato in ambito umanistico, è una figura in grado di percepire in anticipo l’impatto che gli spazi digitali da lui/lei progettati, possono avere sui visitatori.

Allo stesso tempo ha competenze culturali, conosce in dettaglio collezioni, beni e personaggi, sa comunicare con altri aspetti del settore, sa creare iperconessioni tra contenuti digitali e, soprattutto, è in grado di ripensare gli stessi spazi in base all’effettivo utilizzo da parte degli utenti ed alle segnalazioni pervenute dagli strumenti di A.I. Sa mettersi in discussione.

Il Metaverse Curator, professionalità che si sta già affermando negli ambiti immersivi, è un altro evidente step, un altro passo, verso quello che io chiamo il nostro “Mondo 2.0”.

Mondoduepuntozero