Educare all’uso dello smartphone

In soli sei anni, dal 2011 ad oggi, l’utilizzo degli smartphone, e quindi l’accesso in movimento a servizi e contenuti in rete, è passato da pochi punti percentuali, spesso al di sotto del 1%,  ad oltre il 50% delle connessioni.
Questo assioma, evidente nelle percentuali indicate, descritto nel nostro articolo “Smartphone piu’ utilizzati dei personal computer” ci ha suggerito un originale sperimentazione.

Ci siamo posizionati in un viale ad alta densità di traffico, a Roma, alle ore 8.00, giorno lavorativo, giornata di sole. Abbiamo volutamente scelto un punto del viale dove il traffico progressivamente rallenta e procede, nelle ore di punta, a passo d’uomo.
Foglio e penna alla mano, provati dall’odore acre nell’aria, irrespirabile, abbiamo annotato il comportamento dei guidatori per un’ora. I dati rilevati sono quindi da considerare approssimati per difetto, qualche comportamento potrebbe esserci sfuggito.
Vi assicuriamo che il campione, visto il grande traffico, è assolutamente significativo in termini numerici, per età, per estrazione sociale.

Cosa abbiamo visto?

All’incirca 2 guidatori su 10, il 20%, utilizzano lo smartphone per telefonare, durante la guida hanno lo smartphone “in mano”. Questo comportamento, pericoloso e proibito dalla legge, era già molto diffuso con i “normali cellulari”. Il guidatore utilizza una sola mano per guidare, con l’altra tiene il telefono ed è inoltre spesso distratto da ciò che avviene in strada causa conversazione.
Ancora più preoccupante il fatto che di questi all’incirca 1 guidatore su 20, a dire il vero quasi 1,4 guidatori, il 7%, utilizza la tastiera del cellulare mentre guida, supponiamo per “messaggiare” tramite chat, forse tramite WhatsApp, o Facebook.
Si tratta di un comportamento pericolosissimo anche perché, molto spesso, al nostro messaggio ne seguono altri consecutivi dei nostri amici che, istintivamente e per curiosità, tendiamo subito al leggere.
Il guidatore vede la strada “a tratti”, è altrove. In alcuni casi poggia il telefono sul volante dell’auto probabilmente per leggere meglio o peggio ancora per scrivere con entrambe le mani.

Nessuno dei guidatori da noi sorpreso ad armeggiare con lo smartphone aveva un compagno di viaggio. Un aspetto da tenere in considerazione.
È giusto precisare che il grande traffico in strada sicuramente incentiva questo comportamento deviante.  Ma è altrettanto importante precisare che il punto oggetto di monitoraggio non ha semafori e che la fila, seppure continua, non ha praticamente mai avuto un blocco totale, quindi, seppure a passo d’uomo, le auto non erano soggetto ad un fermo, erano in movimento. Con tanto di innesto di auto dalle vie limitrofe.

I comportamenti alla guida, smartphone alla mano, da noi rilevati sono quindi molto gravi.

Ma perché una quota significativa di italiani usano in modo compulsivo e, diciamolo, scellerato, il loro smartphone?
La prima motivazione è nella premessa di quest’articolo, la rete e gli smartphone si sono diffusi molto in fretta, è completamente mancata una fase di “educazione all’uso dello smartphone” o di educazione stradale se preferite. Usiamo gli smartphone e basta.

Nelle scuole viene proibito l’uso durante le lezioni ma non viene spiegato il perché. Non è previsto un percorso di educazione digitale, se non in rarissimi sperimentali casi. Un percorso significativo, organizzato, in più lezioni, con didattica ad hoc, diversa per età e sensibilità dello studente, finalizzato a spiegare quando andare in Internet e quando non andare.

A pensarci bene però di giovanissimi che guidano auto alle otto del mattino non ce ne sono, quindi la mancata educazione digitale non riguarda solo i giovani millennials, ma, in egual modo, gli adulti.
Adulti che vivono una giornata caratterizzata in parte da ritmi frenetici, in parte da lunghe attese.  Attese in cui lo smartphone funge da strumento di socializzazione, di intrattenimento. Smartphone che diventa così uno strumento indispensabile per alienare la noia e per mantenere costanti i ritmi frenetici della nostra giornata. Specie quando siamo soli.
Sentiamo il bisogno di comunicare con la nostra rete sociale, le nostre amicizie ed i nostri effetti, vogliamo condividere, sorridere un po’. Facciamo fatica a trattenere questo bisogno, specie se il nostro smartphone è proprio lì a portata di mano.

Cerchiamo di essere costruttivi, come recidere in poco tempo queste nuove pessime abitudini negli adulti?

Semplice, con la messa in onda giornaliera in TV  (e in INTERNET) di spot che evidenziano i rischi insiti nell’uso dello smartphone in auto. Una messa in onda massiva, capillare, martellante, al pari degli spot televisivi di aziende telefoniche, merendine, auto, profumi … che ci vengono propinati ad ogni ora del giorno.
Un progetto di educazione digitale, simile a quelli già proposti in altri ambiti dalla Fondazione Pubblicità Progresso.
Un progetto innovativo che potrebbe salvare molte vite, che potrebbe realizzare la RAI che, lo ricordiamo, è azienda di comunicazione pubblica.
Il principio è semplice, usiamo gli strumenti di comunicazione di massa e la rete per educare, oltre che per convincere a comprare. Usiamoli in modo intenso, vero. Non in modo simbolico o occasionale.  Speriamo che questo nostro semplice suggerimento venga colto.

Concludiamo con una buona notizia, nel periodo campionato sono passate ben 7 biciclette. Singole persone che supponiamo, anche in base al loro abbigliamento, andavano a lavoro pedalando, con le mani ben ferme sul volante e lo smartphone, probabilmente, in tasca. C’è speranza nel futuro.

Mondoduepuntozero

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