La popolarità di un sito, l’amore effimero degli algoritmi per la cultura

Immaginiamo di mettere tutti i nostri riferimenti culturali e personali in un grande barattolo: fotografie, libri, appunti, racconti, poesie, biglietti di auguri di compleanno e natalizi, i disegni fatti dai nostri  figli quand’erano piccoli e chi più ne ha più ne metta.

Immaginiamo che, proprio dopo avere riempito il barattolo fino all’inverosimile ci accorgiamo che l’apertura del barattolo è un po’ stretta e si può tirare fuori un oggetto alla volta. A questo punto dobbiamo superare l’empasse, stabilire un criterio di estrazione, altrimenti tutti i nostri preziosi oggetti diverranno irraggiungibili.

Questo  è quanto  è avvenuto in internet, la rete è divenuta il contenitore del nostro sapere, multimediale e non, e poi, anzi mentre riponevamo le nostre informazioni, ci siamo resi conto che senza gli opportuni strumenti per la ricerca e senza la  messa in trama delle informazioni  queste erano di  fatto irraggiungibili ai più. In fondo in passato quante volte la mappa è andata persa e con essa il tesoro…

Il successo di un motore di ricerca è oggi diretta conseguenza sia della sua capacità di raccogliere informazioni dalla rete, quindi di avere, secondo la metafora di cui sopra, il barattolo completamente pieno, sia della possibilità di proporre queste informazioni in sequenza secondo un criterio logico e, sopratutto,  intuendo in base ai pochi termini inseriti l’effettiva necessità dell’utente.

L’aumento, più che esponenziale, dell’informazione e del pubblico in rete ha così messo al centro della rete stessa i motori di ricerca più brillanti, in grado di risolvere rapidamente le nostre richieste,  in pochi instanti. Al “centro di questo centro” si sono posizionati gli algoritmi, metodi di calcolo progettati dall’uomo ed eseguiti ossessivamente dal computer, in grado di giudicare l’informazione in rete.

Tra questi probabilmente il più famoso è il “pagerank” capace di assegnare diversi pesi alle pagine web presenti nella rete in base alla loro popolarità o meglio al numero di  siti che a queste fanno riferimento, maggiore è il numero dei siti che puntano  alla “nostra” pagina maggiore sarà la nostra popolarità.

Esistono numerosi altri algoritmi intelligenti che analizzano la “nostra” pagina dal punto di vista dei contenuti esposti, dei singoli termini utilizzati, della frequenza con cui si aggiornano  i contenuti, della profondità di navigazione espressa dal nostro portale/sito/blog, dall’interesse espresso dai social network nei nostri confronti, dall’articolazione della nostra pagina (titolo, sottotitolo, …).

Come nel mondo reale anche in quello virtuale raggiungere un alto livello di popolarità non è facile, bisogna essere conosciuti da molti, quindi clikkati, linkati, postati, citati, … E come nel mondo reale anche il mantenimento della popolarità è cosa ardua e per pochi tenaci.

Talvolta invece la popolarità genera ulteriore popolarità senza l’applicazione di nuove strategie, sforzi, oneri… essere in prima pagina vuol dire essere in evidenza nella “vetrina globale” , essere selezionati e citati, ciò aumenterà il nostro ranking, la nostra nuova posizione ci metterà ancora più in evidenza, il nostro ranking continuerà a salire.

La popolarità nel web, punto di arrivo di ogni internauta, è quindi sostenuta da un processo di selezione estremamente razionale, algoritmico, oserei dire quasi darwiniano, che distribuisce notorietà a chi è già noto ma che allo stesso è sempre attento verso nuove, originali, durevoli forme di informazioni e di cultura. Un processo razionale e cinico, allo stesso tempo irrequieto, aperto all”innovazione,  mutante, talvolta complesso talvolta incredibilmente superficiale.

Chissà, viste queste premesse, se quello tra gli algoritmi di ranking e la nostra cultura sarà amore vero oppure amore effimero.

Mondoduepuntozero

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