16 Dicembre 2016 by Mondo2.0
Internet e la saggezza delle folle
C’è un profondo legame tra la sociologia del ventesimo secolo e Ia rete, Internet, universo virtuale, esplicita espressione dei nostri tempi.
È il caso, ad esempio, di Stanley Milgram e della sua visionaria teoria del “mondo piccolo” divenuta poi “la teoria dei sei gradi di separazione” a cui, tempo fa, abbiamo dedicato un articolo.
Milgram aveva verificato empiricamente come un soggetto potesse raggiungere con un pacco postale un perfetto sconosciuto con un numero di passaggi compreso tra cinque e sette.
Teoria largamente dibattuta dalla comunità sociologica internazionale nei decenni scorsi, definitivamente accertata nel 2011 dall’Università degli Studi di Milano tramite una concreta sperimentazione sul social network Facebook. Sperimentazione che evidenzia quanto tutti noi siamo molto vicini nel mondo globalizzato, raggiungibili, ancor più se utilizziamo i social network.
Altri casi in cui si evince il legame tra analisi sociologica e modernità?
Nel 1895 Gustave Le Bon scrive il saggio “Psicologia delle Folle” in cui afferma il potere distruttivo della folla. Il singolo individuo nella folla, conforme alla massa, abbandona il personale senso di responsabilità, supera i propri limiti, si lascia trascinare. Argomentazione quanto mai attuale anche in rete dove il contesto virtuale diventa scenario per situazioni di dileggio collettivo e di cyberbullismo.
La rete, ovvero la folla, afferma velocemente nuove tendenze a cui conformarsi, i commenti si sovrappongono velocemente, uno dopo l’altro, i pareri diventano offese e poi insulti.
La rete definisce rapidamente nuove dinamiche di pensiero. Incensa, dibatte, diffama e distrugge.
Ma siamo proprio certi che Internet, tramite i suoi network sociali, determina solo o principalmente effetti negativi sul singolo cyberutente? Questa visione allarmistica e catastrofica di Internet è reale o figlia del digital divide? Internet è solo una giungla dove muoversi in branco?
Ci viene in aiuto, sempre nei primi anni del novecento, Francis Galton, il quale decide di chiedere, durante una fiera agricola, il peso di un bue a passanti ed esperti di settore. Per poi scoprire che la mediana calcolata sul giudizio dei passanti è di gran lunga più precisa delle ipotesi paventate dagli esperti. Parliamo di “saggezza delle folle” principio diametralmente opposto al precedente per cui la massa è in grado di fornire risposte, e comportamenti, migliori rispetto a quanto sia nelle possibilità del singolo.
Teoria che a nostro parere sostiene in rete l’operato e l’organizzazione di Wikipedia. Enciclopedia universale basata proprio sul contributo degli utenti, sulla reciprocità determinata dallo sforzo sinergico comune, seppure nel pieno rispetto del proprio ruolo.
Wikipedia è un esempio di flusso in grado di canalizzare positivamente la grande energia presente nel web. Esempio imperfetto ma tangibile, valido sia per la quantità dei contenuti proposti sia per il valore antropologico dell’organizzazione che li propone.
Teoria dimostrata dalla forte presenza in rete di movimenti benefici e associazioni di volontariato, onlus, associazioni umanitarie. Tutti esempi caratterizzati da una forte identità collettiva, dalla forte presenza negli spazi social. In cui condividere, cercare soluzioni, comunicare, dimostrare, raggiungere obiettivi impensabili per una sola persona.
Teoria che alimenta anche alcuni “colossi del web”, come Tripadvisor, dove 385 milioni di recensioni realizzate da “normali” lettori costruiscono un quadro d’assieme che va ben oltre ii singoli.
Internet è spazio partecipativo che, pur con le sue enormi contraddizioni e i suoi numerosi fenomeni devianti, supera i limiti dei precedenti modelli sociali. La rete genera dinamiche di partecipazione e di pensiero “dal basso”, collettive ed emozionali, è la rete del “dire” e del “fare”, qualsiasi cosa.
Dinamiche spesso diametralmente opposte, estremamente positive, estremamente negative. In cui il gruppo in rete diventa supergruppo, diventa mandria imbizzarrita che corre nelle praterie virtuali, alimentata da hashtag e webtrends.
Il legame tra analisi sociale e modernità, tra dinamiche in divenire e pensiero sociologico dimostra la continuità tra passato e presente. Svela le fondamenta su cui poggia la nuova rete, spiega la nostra storia, motiva il nostro presente.
Dopo tutte queste elucubrazioni ciò che vale è solo il nostro bisogno di partecipare, di stare in piazza, alla finestra, in vetrina, sul cubo in discoteca, seduti sul divano a raccontare una storia.
L’unione in rete fa la forza, fa confusione, genera nuove idee e nuove tendenze, fa disastri, fa un po’ tutto quello che noi, tutti, facciamo ogni giorno in questo mondo, un mondo duepuntozero.
Mondoduepuntozero.