Dalla Sociometria di Moreno alla Social Network Analysis: Analizziamoci!

Ho sempre subito il fascino della Sociometria, modalità di rilevazione sociologica ideata da Jacob Levi Moreno, in particolare della sua forma più statica, quella che permette, tramite la redazione di (apparentemente)semplici questionari, di realizzare i sociogrammi, diagrammi che esplicano relazioni funzionali o emotive tra le persone.

Il sociogramma ha rappresentato per me, informatico con vocazione sociologica, il primo vero punto di contatto tra il mio percorso professionale, ovvero la teoria dei grafi, da me studiata ed applicata nella programmazione software, e lo studio sociale dei comportamenti di gruppo e dei legami tra le persone.

L’ analisi psicodrammatica dei ruoli sociali tramite l’uso di grafi e di matrici mi metteva, forse per la prima volta nella mia breve carriera di studente di sociologia, in condizioni di vantaggio rispetto ai miei eruditi colleghi, i miei precedenti studi di informatica e statistica convergevano in modo evidente verso la teoria dei ruoli moreniana.

Facciamo un esempio. È’ sufficiente un semplice questionario in cui si chiede ad ogni dipendente del proprio ufficio di indicare in ordine di priorità i tre colleghi con cui interagisce di più rispettivamente in ambito emotivo, operativo, relazionale, per ottenere interessanti matrici o diagrammi che esplicano trame funzionali ed emotive.

Il sociogramma indica in modo evidente chi sono i leader emotivi, gli individui isolati, i punti di riferimento “funzionali”, i sottogruppi

Poche indicazioni fornite da un semplice questionario ci permettono di analizzare, valutare, considerare, il gruppo nel suo assieme, la presenza di sottogruppi emotivi o funzionali, il ruolo, le tendenze, le carenze in termini di comunicazione, relazione, emotività, …

Oggi, vent’anni dopo da questa mia presa di coscienza, vedo la Sociometria come “punto di partenza” di un percorso molto più ampio, in quanto la rete fornisce una quantità pressoché illimitata di informazioni da analizzare dal punto di vista sociale ed un numero altrettanto illimitato di “gruppi virtuali”.

Il web, con i suoi portali, blog, chat e, soprattutto, i social network, sono andati ben oltre la rete amicale, fornendoci, oggi, la possibilità di analizzare tendenze, gusti, opinioni, ricerche, acquisti, ecc…

Colossi come Google e Facebook hanno a disposizione una quantità immensa di informazioni, possono monitorare i nostri comportamenti personali, prendere atto dei nostri interessi, analizzare come singoli (e gruppi) comunicano, cosa pubblicano, ed inoltre incrociare queste informazioni con età, provenienza, geolocalizzazione, …

La trama relazionale, il numero di legami tra persone, è aumentato a dismisura proprio grazie alla facilità insita nei nuovi strumenti di comunicazione, oggi per un internauta è estremamente facile aggregarsi ad un gruppo e condividere gli stessi interessi.

Si dice spesso che il web è partecipativo e collaborativo, aggiungerei che, essendo la rete un sistema autopoietico basato su un’infrastruttura tecnologica caratterizzata da precisi confini e regole, è possibile tracciare i comportamenti, le relazioni, le emozioni, e memorizzare tutto ciò all’interno di banche dati.

Dati, molti dati, tantissimi dati, da elaborare e trasformare in statistiche, matrici, diagrammi, sociogrammi. Una tale mole da determinare la nascita di un termine utile proprio per definire questi universi di informazioni: “Big Data“.

È evidente infatti che, come l’analisi dei comportamenti e delle tendenze di gruppo può fornire indicazioni notevolmente diverse dall’analisi del comportamento dei singoli, l’analisi massiva di azioni “social” effettuata a “livello globale” in rete può determinare una notevole, ed imprevedibile, plusvalenza informativa.

La presenza di queste informazioni all’interno di monumentali banche dati è sostenuta da procedure informatiche sempre più strutturate, comparative, sfaccettate, intelligenti, veloci.

Oggi la social network analysis, intesa come analisi dei comportamenti e delle reti sociali, può essere applicata al patrimonio informativo, ai “Big Data”, disponibili grazie ad internet, grazie all’apporto di altre scienze come la statistica e, appunto, l’informatica.

Vi consiglio di visionare questo filmato che, con termini semplici ed anche originali, ci spiega cos’è la Social network analysis.

Il mio primo compito a riguardo è di sciogliere l’equivoco semantico all’origine del nome, la social network analysis nasce ben prima dei “social network”, con l’obiettivo antropologico di diremere, metodologicamente, gli intrecci relazionali presenti nella vita reale.

E’ altresì vero che la SNA non è in antitesi con i social network e più in generale con il web, probabilmente in futuro troverà proprio nelle banche dati “social” la sua consacrazione, la base informativa utile per fornire un vero, determinante, valore aggiunto.

La presenza in internet di portali e di social network tematici, può rappresentare un ulteriore stimolo, permettendoci di analizzare comportamenti e contenuti non solo in termini assoluti, ma in termini specifici, tematici, di gruppo.

L’analisi, basata su grandi numeri, di contenuti pubblicati e di comportamenti sociali avvenuti in rete può veramente fornire inedite ed impercettibili tendenze, un plusvalore utile non solo in termini commerciali e di attitudine al consumo, ma anche al fine di determinare nuove dinamiche sociali, culturali, antropologiche di gruppo.

Vi consiglio la lettura di questo articolo dove Adam Rifkin evidenzia come le informazioni provenienti da tumbIr, strumento in parte social network e in parte blog, attualmente usato da un pubblico “di nicchia”‘, in discreta crescita, siano più affidabili di quelle provenienti dai social network “generalisti”: “That, in a nutshell, is the difference between a social graph and an interest graph“.

Qualità o quantità? Non mettiamo limiti alla nostra analisi. L’importante oggi è ammettere le potenzialità insite in queste smisurate banche dati.

Il web non è solo un enorme insieme di persone che comunicano, è anche la possibilità di fissare, analizzare ed aggregare questo flusso di informazioni, passioni, tendenze. Comportamenti storicizzati e, quindi, analizzabili da diversi punti di vista.

Infiniti psicodrammi virtuali da cui possiamo ricavare notevole plusvalore e, forse, precorrere i tempi.

Speriamo che analisti, sociologi, esperti di statistica sociale ed informatici, riescano a capitalizzare questa ricchezza, a creare assieme strumenti sensibili nel percepire, possibilmente anche in anticipo, e non solo a fini commerciali, le nostre effettive priorità, le nostre necessità, nuove tendenze e pulsioni.

Concludendo non posso che sperare nel più grande dei paradossi, che i social network, nati come strumenti ludici con fini prevalentemente commerciali diventino loro stessi, tramite le loro immense banche dati dove sono memorizzate le nostre azioni, strumenti in grado di indirizzare “dal basso” consumi, mode, tendenze sociali, politiche ed economiche.

Qualcuno ci osserva e registra i nostri comportamenti, ma forse, ad essere ottimisti, non è poi così male.

Mondoduepuntozero


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