Post Truth: Le bufale in Internet

Per gli Oxford dictionaries la parola dell’ anno 2016 è “post truth“. Ma cos’è la post truth o post verità? Si tratta di una parola, nuova, di tendenza nel web, una “buzzword“, molto utilizzata anche dai mass media tradizionali, che identifica tutte le notizie, anche brevi, pubblicate su internet, caratterizzate da  informazioni clamorosamente false. Bufale per dirla in termini semplici.

Ovviamente internet è la piattaforma ideale per coloro che vogliono diffondere delle “false news“. Strumenti social e siti web raggiungibili da motori di ricerca permettono di coinvolgere un pubblico, potenziale, di milioni di persone. Notizie che scatenano azioni di diffusione: retweet, mi piace, commenti, ecc…

Perché la post truth ha grande successo in rete?

Ci sono molti motivi:

  • Tutti possono scrivere ciò che vogliono in rete, specie tramite social network, ma anche tramite un blog o un sito web.
  • Ciò che è scritto talvolta persiste, rimane disponibile, leggibile, evidente, anche per lunghi periodi di tempo.
  • Non è difficile creare siti o utenze social anonime in cui pubblicare notizie false.
  • Internet è uno spazio in cui si è esposti ad un numero praticamente illimitato di informazioni. L’internauta è sempre più abituato, e disposto, a muoversi tra migliaia di contenuti analoghi o simili.
  • In internet un trend, una tendenza, si diffonde molto molto in fretta. Un hashtag di tendenza può raggiungere milioni di persone in pochi secondi.
    Viceversa i tempi della giustizia sono molto lunghi. In pochi secondi diffondo il falso, ma per ottenere una cancellazione di una news possono volerci mesi se non anni.

E ne vediamo altrettanti, di motivi, che rafforzano, amplificano, la fruizione delle “post truth”:

  • i siti web che diffondono false news le inseriscono, ad arte, a fianco di notizie vere, molto affidabili.  In una pagina web con centinaia di video e notizie è estremamente difficile distinguere ciò che è vero da ciò che è falso.
  • I lettori sono attirati da notizie appariscenti che coincidono con la propria opinione, specie relativamente a personaggi famosi, politici, grandi temi etici e morali, situazioni “strappalacrime”. News che polarizzano il consenso del pubblico. Noi tutti preferiamo leggere una notizia falsa che dileggia un personaggio che ci sta antipatico, un partito politico antagonista, piuttosto che una noiosa notizia vera.
  • Molti utenti social che parteggiano per un personaggio o una notizia, sono disponibili a diffondere in rete una notizia che ritengono probabilmente falsa. Il cittadino qualunque diventa “agente sociale attivo“, spesso consapevole.
  • Non va sottovalutato il ruolo dei “troll”, persone che per denaro, ricerca della popolarità in rete o spirito contraddittorio inviano ciclicamente messaggi provocatori, irritanti o fuori tema.

Milioni di internauti preferiscono ciò che vogliono sentirsi dire, e sono disposti anche a diffonderlo ed enfatizzarlo.

  • I gestori di siti web possono fare molti soldi con la pubblicità, se raggiungono molti utenti. Più notizie false vuol dire maggiore attenzione, maggiore unicità, molti click e quindi molti euro o dollari.
    Inoltre i gestori di questo “tipo” di web site bilanciano la distribuzione delle bufale tra le varie fazioni,  al fine di catturare tutti  i tipi di pubblico. Questa tecnica determina maggiori introiti pubblicitari, meccanismi di remunerazione basati sul ROI.

Questo aspetto è tra i più importanti, la post truth non è semplice disinformazione o dileggio da chiacchiera,
è un vero e proprio business milionario.

  • Il web è uno spazio transnazionale multi lingua. Non è quindi difficile per un gruppo di studenti albanesi, turchi, italiani o indiani creare un website multi lingua e raggiungere così milioni di persone dall’altra parte emisfero.

È possibile arginare questo fenomeno? Ridurre le bufale in rete?

La risposta, sincera, è estremamente semplice. Assolutamente no, neanche in minima parte. Chi dice il contrario vi sta, semplicemente, raccontando una “post truth“. Ha un interesse personale, vuole rassicurarvi o convicervi di qualcosa.

Come mai?

  • i siti di “Fact checking” che denunciano le bufale non sono numericamente irrilevanti. Una goccia “nel mare delle news” presenti in Internet. Idem i giornalisti che possono denunciare il falso in rete. Inoltre è dimostrato che la porzione di pubblico che mette in discussione una notizia e la verifica in siti appositi è minima, irrilevante. Il grande pubblico preferisce leggere senza dubitare. Preferisce diffondere e dileggiare. In pratica questi siti informano solo chi vuol essere informato, ma non i “creduloni” o i “chiacchieroni”.
  • l’informazione nei social viene veicolata a velocità altissime, istantanee. Non è possibile monitorare tutti i post su Facebook, Twitter, Instagram, WhatsApp, …. Non c’è il tempo per entrare in merito. Non è possibile tornare indietro. Nessuna persona può farlo e, ad oggi, nessuna procedura automatica è così intelligente.
  • I servizi che permettono agli utenti di segnalare bufale sono sicuramente utili, ma numericamente irrilevanti. Piccoli cucchiai con cui tentiamo di svuotare il mare delle notizie false.
  • E’ molto facile per programmatori-hacker applicare contromisure, aprire nuovi website, camuffare e disseminare le notizie, creare circolarità tramite link tra notizie false e notizie vere.

Nel frattempo i mass media tradizionali, tv e carta stampata, denunciano le false verità in rete. Una denuncia che troviamo contraddittoria. Tali media sono i precursori di questo fenomeno, che non è nuovo. Hanno da sempre, e lo fanno ancor oggi, applicato con regolarità analoghi meccanismi. Seppure con minore frequenza e maggiore ritegno. Le “post truth” di Internet sono figlie della disinformazione prodotta dalla carta stampata, dai TG, dai dibattiti TV. Niente succede per caso.

C è chi dice che non dobbiamo preoccuparci perché, numeri alla mano, le post truth non hanno influenzato in modo decisivo eventi come la BREXIT e le recenti elezioni presidenziali americane. Anche questa, secondo noi, è una “post truth“. È evidente che, in nazioni dove la partecipazione alla rete è significativa, come negli USA (88,5%) e in Inghilterra (92,6% – in entrambi i casi fonte InternetLiveStats), le false news raggiungono quasi tutti. Creano dinamiche di pensiero, creano dubbi, tendenze, riflessioni, chiacchiere, … Se questo non è influenzare.

La politica incomincia a capire, oggi più che mai, la potenza del web. Probabilmente nei prossimi anni i movimenti politici saranno, allo stesso tempo, antagonisti e promotori delle “post truth”.

Senza entrare in ambiti epistemologici verità e uomo non sono mai andati troppo d’accordo. Le post truth, le false verità, le post verità, le bufale, le fake news, sono specchio del nostro tempo.

L’unico consiglio è di ascoltare, leggere, guardare, con il giusto spirito critico, con la giusta attenzione.

Internet, come diciamo spesso, non è né il migliore né il peggiore dei mondi possibili, è semplicemente specchio del nostro tempo.

Mondoduepuntozero.