Gli Onnivori Digitali: Un nuovo modello di consumo di massa

La società dei consumi, o consumista, ha subito nell’ultimo decennio una significativa evoluzione. Da un lato il modello produttivo moderno ha raggiunto fisiologici limiti producendo più di quanto  è probabilmente possibile consumare e, forse,  desiderare, dall’altro il pesante debito pubblico di molti paesi industrializzati, tra questi l’Italia, ha determinato l’applicazione di politiche rigorose sul deficit che hanno ridotto i consumi e, conseguentemente, agito drasticamente sui meccanismi produttivi.

Questo stato di crisi ha determinato, in una parte dei consumatori, la nascita di una coscienza critica, una maggiore capacita selettiva e di identificazione delle proprie necessità, per un consumo critico e consapevole.

Altri, forse la maggioranza, si stanno semplicemente abituando, portafoglio alla mano, ad acquistare di meno e ad avere scarsa fiducia nel futuro.

In questo mesto passaggio dalla società postmoderna verso un nuovo modello di consumo sociale internet “il web” sta determinando una, ulteriore, considerevole “frattura”.

In rete il consumatore non svolge il solo ruolo di spettatore passivo come nel mondo reale: sceglie, commenta, condivide, legge i giudizi altrui, comunica, confronta i prezzi, passaparola in modo rapido, … in pratica è  protagonista del suo acquisto.

Tramite internet il consumatore ha quindi a sua disposizione un ragguardevole numero di alternative e un gran numero di pareri e di informazioni a corredo di ogni sua scelta.

Inoltre il web diffonde, in rete ed anche nel mondo reale, un nuovo modello di acquisto basato sulla fruizione del bene o del servizio e non sul possesso superando i “vecchi schemi” che avevano dominato la società contadina prima e quella industriale/moderna/postmoderna poi.

Io, utente, leggo i giudizi altrui e di conseguenza scelgo il film da vedere questa sera,  sono quindi consapevole della mia scelta effettuata ad esempio tramite un servizio “on demand” tra migliaia di titoli disponibili.  Al termine della visione non mantengo nessun diritto su questo film (se non, in alcuni casi, per un breve periodo).

Lo spettatore/lettore/ascoltatore/cliente passivo diventa utente attivo che sceglie, giudica, diffonde e che tramite servizi on line, on demand, streaming, ascolta musica, legge un libro, vede un documentario, un film, una serie televisiva.

Numerose le novità, il consumatore è consapevole, il servizio viene fornito in tempo reale, non è necessario raggiungere un particolare luogo per effettuare l’acquisto e, soprattutto,  il patrimonio viene sostituito dall’usufrutto immediato e a termine e la quantità di beni disponibili è praticamente illimitata.

Ancora oggi in questa epoca di “transito”, spesso, per  chi non mi conosce di persona, io sono ciò che possiedo. Entro la fine del prossimo decennio, per chi non mi conoscerà personalmente, sarò ciò che acquisto in rete, ciò che fruisco, che raggiungo e che condivido/commento.

L’opzione d’acquisto a termine, propria  di servizi intangibili “on line“, “on demand“, “streaming“, “in cloud“, accoglie in sé le principali caratteristiche della rete: è veloce, partecipativa, social, non richiede contatto personale, è delocalizzata, può essere anonima. Tutte caratteristiche ampiamente approfondite in precedenti articoli dedicati al “nuovo web 2.0“.

In sintesi “Scelgo cosa acquistare, quando avvalermi dell’acquisto e non accumulo, non possiedo, non conservo quanto di mio interesse“.

I nuovi dispositivi digitali, in particolare le tablet, sono i veri protagonisti di questo cambiamento,  stanno determinando la diffusione globale di questo nuovo modello di consumo di massa.

Le tablet sono molto più “friendly” dei Personal Computer: facili da accendere, in un attimo ti permettono di accedere ai servizi, facili da chiudere, utilizzabili anche senza un tavolo d’appoggio, hanno una buona autonomia, permettono di memorizzare le proprie password e di accedere sia ad internet tramite browser sia di utilizzare APP ovvero applicazioni specificatamente dedicate.

Le tablet non sono l’unico tipo di strumento disponibile, la diversa gamma di dispositivi mobili, caratterizzati ciascuno da specifiche caratteristiche (dimensioni, peso, video, costo) permette a ciascuno di noi di essere frequentemente connesso in rete.

Lo studio realizzato da Deloitte denominato “State of the Media Democracy” evidenzia il crescente acquisto ed uso di tablet, nonostante la crisi economica, ponendo particolare attenzione anche verso gli altri dispositivi “Laptop” e “smartphone” anch’essi diffusissimi.

Il precedente modello di consumo è in piena crisi, i negozi chiudono, i consumatori non acquistano e perdono l’interesse per l’acquisto, eppure, come indica lo studio realizzato da Deloitte la crisi dei consumi non riguarda affatto i dispositivi mobili che accedono alla rete, in fortissima crescita in Italia anche nel 2014. Aumenta anche la fetta di pubblico in grado di spaziare da un dispositivo all’altro (tablet, smartphone, pc) a seconda delle situazioni, ciò rafforza l’ipotesi iniziale dell’utente sempre più agile e consapevole in rete.

L’infografica proposta in questo studio sostiene che il 44% degli italiani possiede sia un computer laptop, sia una tablet sia uno smartphone, ed è quindi in grado di connettersi  ad internet durante l’intero arco della giornata ed in modo mirato a seconda delle personali esigenze.

Deloitte si spinge oltre coniando il termine di “Onnivori digitali” al fine di identificare quella tipologia di utenti che vanno spesso in internet, avidi di contenuti, di informazioni, di contatti social, …

Concludendo ancora una volta la rete, tramite i suoi strumenti “smart”, va a posizionarsi in ambiti in cui il “mondo reale” si dimostra carente.

L’utente ha una minore disponibilità economica e di tempo e quindi utilizza più dispositivi (in rete) per cercare pareri, confrontare prezzi, scegliere, suggerire, acquistare a basso costo anche tramite nuove forme contrattuali.

Diminuiscono i consumatori “vecchio stile” ed  aumentano gli “onnivori digitali” veloci, comparativi, schizofrenici, mai sazi e con una forte propensione verso il risparmio e verso il gratuito on line.

Il tutto mentre il precedente modello sociale basato sul consumo in loco e il possesso fisico del bene ha evidentemente superato il punto di apice e segue una ripida discesa la cui distribuzione sembra seguire un andamento tipicamente gaussiano.

È se il PIL Prodotto interno lordo di una nazione fosse in futuro calcolato tramite il numero di transazioni in rete effettuate dai cittadini?

Le statistiche di Google Analytics sulle nostre transazioni governerebbero il nostro deficit e il nostro spread. Forse c’è di che preoccuparsi, forse no.

Mondoduepuntozero.


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