L’insegnante deve diventare Blogger (parte prima)

Per trattare al meglio un argomento così delicato e allo stesso complesso come l’insegnamento, in rapporto alla rete, abbiamo deciso di partire da una provocazione: L’insegnante deve diventare Blogger.

Nelle prossime righe cercheremo di spiegare come questa affermazione, volutamente provocatoria, non è poi così lontana dal vero.

Ricordiamo che, di recente, molte delle nostre abitudini sono cambiate in modo radicale e definitivo, la  diffusione di dispositivi smart, smartphone e tablet, ha accelerato il processo di partecipazione sociale e relazionale tramite dispositivi tecnologici, lo ha reso quotidiano, ubiquo, compulsivo.
Un paio di decenni fa I telefoni cellulari ci hanno connesso, poi i social network  ci hanno messo in vetrina, infine gli instant messenger ci hanno fatto diventare membri di comunità virtuali, molte, in contemporanea.

Allo stesso tempo i motori di ricerca ci hanno fornito infiniti contenuti, lo scibile in pacchetti da dieci occorrenze alla volta, sequenzialmente navigabile, per chi ne ha la voglia o la pazienza.

Di fronte a questo cambiamento come può porsi l’insegnante? Il suo contributo può essere ancora decisivo? Assolutamente si.

L’insegnante deve  partecipare a questo processo di condivisione in modo attivo, deve apprendere le dinamiche tipiche del web, specie le più utilizzate, farle proprie, rapportarle con le necessità dello studente, nel rispetto del processo di apprendimento e nel rispetto, assoluto, dei contenuti e del programma d’insegnamento.

Il compito che spetta all’insegnante non è semplice, il  percorso didattico deve “entrare in rete” senza scendere ad eccessivi compromessi con il web, deve “iniettare” contenuti e “modus operandi”.

Oggi più che mai è necessario contaminare la rete con la didattica, con il metodo, con la grammatica, con l’esposizione  e, allo stesso tempo, arricchire il percorso didattico con contributi ed esempi che provengono dalla rete.

Ma per fare ciò, come detto, bisogna conoscere i comportamenti, i trend, le consuetudini presenti nel web ed affrontarli, quotidianamente.

Urge qualche esempio.
L’insegnante della scuola primaria, le elementari per intenderci, deve avvicinare lo studente alla rete, indirizzare i primi approcci. Suggeriamo ad esempio l’utilizzo di un dizionario on-line, al pari quello cartaceo, in modo sia da fornire le prime rudimentali indicazioni sull’azione di ricerca tramite mono campo, condividendone le conseguenze, sia stimolare la lettura anche su dispositivo digitale.

Può risultare utile l’ascolto di audio-racconti in classe, possibile anche tramite un solo dispositivo (non aspettiamoci aule interattive, ne tantomeno un grande sostegno da parte delle istituzioni preposte).
Solo un passo più in avanti suggeriamo l’azione di ricerca  tramite Google, di contenuti semplici, attinenti allo studio, eventualmente anche tramite Google immagini. La ricerca tramite Google Immagini dei termini “guerre puniche opere d’arte” permette di rintracciare dipinti che descrivono le battaglie, reperti e mappe che possono aiutare l’insegnante durante la spiegazione e stimolare la partecipazione dell’alunno.

Meglio ancora se l’azione di ricerca viene effettuata direttamente su Wikipedia, e seguita poi da una semplice analisi della pagina “wiki” identificata, eventualmente anche con una contro-analisi della stessa pagina in formato cartaceo, per identificare punti di forza, imprecisioni e mezze verità, in modo da  stimolare la lettura e lo spirito critico.

Per favorire l’interazione, negli alunni più giovani, suggeriamo l’uso di App che permettono di fare sottrazioni, addizioni e calcolare le tabelline, ne troverete più d’una negli Store. L’obiettivo è ovviamente imparare l’azione denominata di “tip“, di tocco e selezione sul dispositivo, e allo stesso tempo fare un po’ di matematica che non guasta mai.

Durante la scuola secondaria di primo grado, la media, è necessario affrontare, con coraggio, l’argomento “Social“, anche perché i pre-adolescenti li usano già intensamente. Suggeriamo di aprire una pagina Facebook a nome della classe, gestita direttamente dai ragazzi, ovviamente con la supervisione di genitori ed insegnanti, in cui raccontare piccole novità, pareri sui compiti, esperienze personali, una sorta di diario virtuale di classe.

L’obiettivo è di utilizzare il linguaggio naturale tipico del web, con enfasi, anche aggiungendo elementi multimediali, ma nel pieno rispetto della grammatica. Uno studente a turno può fare, per una settimana o due, il capo redattore, con compiti di responsabilità rispetto a quanto pubblicato.
Ben vengano sessioni congiunte di analisi grammaticale e logica per i “migliori” e per i “peggiori” post. E’ necessario insegnare ai nostri figli come comunicare in rete, prima che sia troppo tardi (forse lo è già ma facciamo finta di niente, restiamo ottimisti).

L’ulteriore consiglio è di assegnare, con scadenza mensile, un ricerca da fare in rete, attinente a quanto oggetto di studio, l’obiettivo è molteplice: affinare le capacità di ricerca e selezione, prevenire o smascherare casi di copia ed incolla, limitare l’accettazione passiva di quanto proposto dalla rete, in sintesi premiare pazienza, spirito critico e originalità.

Non si tratta di cambiare linguaggio e stile di comunicazione, di seguire una tendenza, di rendersi ridicoli, è necessario apprendere e condividere le potenzialità fornite da questi nuovi e definitivi strumenti, molti dei quali gratuiti e raggiungibili tramite un semplice telefono cellulare di ultima generazione, ed utilizzarli costantemente durante il percorso didattico.

Ovviamente in un mondo perfetto l’insegnante, ottimamente retribuito, può seguire corsi di formazione sull’uso delle tecnologie, comunicazione e strumenti Social ed avere a disposizione, durante le proprie lezioni, un aula multimediale da utilizzare assieme ai suoi studenti. Ma noi non viviamo in un mondo perfetto, l’insegnante deve fare da sé, imparare gli strumenti Social nel tempo libero, dotarsi di un “semplice” smartphone o, ancora meglio di una tablet, per inserire, proporre e supervisionare contenuti. L’insegnante deve diventare redattore, regista, frequentatore del web, praticamente un blogger.

Il principio che sosteniamo è che il percorso didattico e la rete non viaggiano su due binari distinti, vanno miscelati.

L’alternativa è che l’approccio intuitivo, l’assenza di regole, l’accettazione passiva della prima fonte disponibile, la semplificazione primordiale del linguaggio, le faccette,  il copia ed incolla, diventino la regola e non l’eccezione per un’intera nuova generazione di cyber-studenti.

Il mondo è cambiato, ora è, anche, virtuale. Noi in poche righe abbiamo provato a convincervi che una tesi, apparentemente insensata e provocatoria, può avere senso, risultare ragionevole, anzi estremamente necessaria se si vuole fornire un tangibile lascito culturale alle nuove generazioni.

E gli studenti della scuola superiore? Con loro è ancora più difficile, ne parleremo prossimamente, nella seconda parte di questo articolo.

Mondoduepuntozero

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