Eye tracking, diverso modo di leggere diverso modo di pensare

1989, un pomeriggio freddo di gennaio.  Cammino un po’, trovo rifugio in una piccola libreria. Il campanello appeso alla porta tentenna, mi si avvicina il proprietario sorridente. Rispondo al suo sorriso con un “guardo qualche libro”. Incomincio a sfogliare qua e là. Mi faccio attirare dal titolo o dalla copertina, apro a caso, leggo un po’, apro un’altra pagina, leggo ancora.

Ripeto questo rito quattro o cinque volte finché non trovo un libro che mi piace. C’è una frase che trovo più interessante, originale, controllo il prezzo, tutto ok. Lo compro.

Non avrei potuto in alcun modo immaginare che la mia tecnica di lettura veloce, non sequenziale, il mio modo di sfogliare, conseguenza della necessità di intuire in pochi minuti quale libro facesse al mio caso, sarebbe diventata una consuetudine. Per me e per molti altri.

eye tracking

Oggi, trent’anni dopo, la mia piccola biblioteca personale è composta quasi esclusivamente da libri digitali, eBook.  Oggi, trent’anni dopo, sono connesso ad una rete globale e sociale come Internet. Sfogliare e leggere rapidamente in modo non sequenziale è una consuetudine.
Nessuno di noi legge tutto ciò che riceve da Internet, non ne abbiamo il tempo. È come se, nel gennaio del 1989, mi fossi fermato a leggere tutti i libri presenti in libreria per valutare il migliore. Non ne avrei avuto la possibilità e neanche il tempo, anche perché qualche tempo dopo la piccola libreria avrebbe chiuso, divorata dalla grande distribuzione.

Il nostro sguardo, di fronte ad un sito web con centinaia di alternative, vaga, non segue più una logica sequenziale dalla sinistra in alto sino alla destra in basso. Cerca di cogliere parole o titoli interessanti, vira verso le immagini, si concentra sulla parte centrale e finale dello schermo. Cerca icone e colori.

Nel 1989 eravamo dei lettori disciplinati, sequenziali, il nostro sguardo “camminava” seguendo una linea precisa. Ora siamo dei lettori impulsivi e “ricettivi”, ci facciamo guidare dalle immagini, dagli ipertesti. Siamo dei circensi che fanno strane acrobazie sul testo, dei ballerini che si librano verso l ‘hashtag più interessante. Eravamo lettori maratoneti, siamo diventati lettori acrobati.

Test di usabilità e step di analisi del nostro comportamento visivo, basati sul tracciamento dei movimenti oculari, letteralmente eye tracking, confermano queste dinamiche. L’utilizzo frequente, frequentissimo degli smartphone non fa che accelerare i movimenti dei nostri occhi.

Mentre leggo decine di messaggi WhatsApp mi accorgo che applico la stessa strategia utilizzata in libreria trent’anni fa. Leggo non sequenzialmente, ma di tutto un po. Cerco di farmi un’idea. Sono attirato dalle frasi più interessanti, dalle emoticon.

A dire il vero questo tipo di movimento visivo era già in parte nostro, da sempre. Ad esempio durante la guida, specie nel traffico, non guardiamo il lunotto in modo sequenziale, utilizziamo tre diversi specchietti retrovisori, guardiamo la strada, i cartelli stradali, i pedoni. Regoliamo il nostro sguardo in base ai suoni, agli stimoli visivi, ai nostri sensi, al percorso. Non sequenzialmente. Seguiamo velocemente gli eventi. Proprio come di fronte ad uno schermo video in un contesto complesso acquisiamo e rispondiamo agli stimoli.

2019, gennaio, fuori fa freddo, guardo lo schermo della mia tv,  c’è il tg news, la colonna destra fornisce testi e anteprime, la barra a fine schermo news a rotazione, al centro il conduttore che parla. Leggiamo, guardiamo, ascoltiamo.

E, come scritto nel titolo, a cui pochi di voi hanno dato la giusta attenzione proprio perche posizionato in alto: diverso modo di leggere determina, nel lungo periodo, un diverso modo di pensare.

D’altronde nel 1989 eravamo nel mondo 1.0, è passato un mondo di tempo.

Mondoduepuntozero.