Clubhouse: l’evoluzione del Social Network

Le numerose, talvolta giustificate, critiche ai Social Network e al loro uso, non tengono conto che Internet sta percorrendo i suoi primi passi. Siamo solo all’inizio di un percorso digitale, iniziato da poco più di un decennio.
Clubhouse, il “Social Network” del momento, è la dimostrazione di come le piattaforme social possono evolvere verso nuove e impreviste direzioni.

La grandissima novità determinata da questo social, o meglio da questa APP, è che invece di aggiungere servizi, multimedialità, interattività si pone l’obiettivo di semplificare, di ridurre l’entropia che connota la rete.

Cosa toglie Clubhouse ai cyberutenti? Molte cose.

Non permette di:

  • Condividere: post, immagini, video, registrazioni audio, messaggi di testo
  • Effettuare sfide (challenge)
  • Accedere se non si è personalmente invitati
  • Monetizzare (almeno per ora) il proprio contributo

Troviamo questa piattaforma social “asociale” un esperimento (su scala globale non dimentichiamolo) straordinario. Forse unico nel suo genere. Un social che offre molto di più offrendo molto di meno.

Cosa rimane da fare all’utente su Clubhouse? A nostro parere moltissimo.

Il social si basa sulla voce e sulla partecipazione attiva e personale.

È possibile:

  • Partecipare ad approfondimenti real time in apposite stanze, approfondimenti che possono essere legati a temi specifici o di carattere generale.
  • Fare dei veri e propri podcast, se si è l’unico speaker sul palco.
  • Diventare follower degli utenti/speaker e ricevere una notifica ogni qualvolta lo speaker di nostro interesse apre una stanza.

Esiste un palco, con uno o più speaker, e una platea di uditori. Ogni speaker può dire la sua. Ogni uditore può alzare la mano e chiedere di essere invitato sul palco per dare il suo contributo.

Questo Social depurato del “rumore di fondo” torna ad emulare il bar, l’osteria, l’aula, la sede di partito. Luoghi dove confrontarsi ed esprimere opinioni. Si focalizza sul bisogno primordiale che ci ha portato in Internet: comunicare.

E se la partecipazione in tempo reale fosse l’antidoto contro gli haters? E se il pubblico della rete, o almeno una parte, fosse stufo di immagini, meme e video spesso banali, clonati decine di volte?

Clubhouse è semplice, molto semplice da utilizzare e, allo stesso tempo, non è inondato da contenuti digitali e testuali, spesso confezionati ad arte e ossessivamente ricorrenti, né dalle pubblicità.

In Clubhouse non c’è spazio per la propria esteriorità, l’unica immagine è presente nella biografia personale, siamo semplicemente noi con i nostri argomenti. Se sono più bello, più appariscente, più disinibito non ho alcuna chance in più. L’utente di Clubhouse non è sovraesposto né in competizione con gli altri.

Più proviamo Clubhouse più ci piace, vi diamo altre tre motivazioni:

  • Sino ad oggi buona parte dei progettisti software e dei designer hanno continuato ad aggiungere, aggiungere e aggiungere. Ciò a dispetto dell’utilità, dell’usabilità e del design. E se il nuovo punto di arrivo fosse togliere? Minimizzare? Semplificare? Avete provato ad aprire un quotidiano online? Oramai ci sono talmente tanti contenuti che non si riesce più a leggere. Forse anche i social network e i web site devono intraprendere un percorso finalizzato alla sostenibilità, verso gli utenti e verso i contenuti erogati.
  • In tutta fretta, sopra abbiamo accennato al fatto che questo social non è ad accesso libero. Si tratta di una condizione straordinaria che sovverte il paradigma social-internet dove tutti possono fare tutto e essere tutto, ovunque. Per accedere a Clubhouse bisogna essere invitati, ed ogni utente ha, all’accesso, solo due inviti. In un solo passo, con questa nuova regola, scompare la clonazione, scompaiono i catfish, si afferma il concetto di identità singola.
  • Durante la pandemia si sono affermate le meeting platform. Per motivi di lavoro, didattica o personali ci siamo ritrovati a parlare uno alla volta, ad alzare la mano in modo digitale, ad utilizzare la chat che affianca il meeting. Questa forzata immersione nel digitale ci ha costretto ad acquisire i tempi di una conversazione digitale, educato all’uso real time degli strumenti di comunicazione, sincrono, sequenziale, basato su educazione, esposizione dei contenuti e partecipazione collaborativa.

Clubhouse ad oggi è disponibile solo come APP su ambiente iOS Apple, un ulteriore importante limite che ne afferma, ad oggi, lo spirito libero e l’intento elitario. Non c’è fretta, Clubhouse non sovraespone i propri utenti e non deve sovraesporsi come APP.

Il paradosso è che molti utenti con smartphone android, oltre un milione, hanno scaricato una APP con identico nome che fa tutt’altro dallo store Android, riversando nello store migliaia di commenti negativi. Paradosso che afferma il bisogno comune di superare gli attuali Social Network, l’impulsività e la confusione multimediale ed emotiva che li regola.

Non sappiamo dove arriverà Clubhouse, come evolveranno i servizi, se mai saranno aperte stanze a pagamento, se l’accesso sarà libero, senza inviti. Se sarà acquistato da Facebook e riportato “sulla retta via”. Resta una certezza: Internet è in continua evoluzione, con miliardi di utenti e migliaia di startup ogni eccesso determinerà, in tempi eccezionalmente rapidi, nuove soluzioni e nuove modalità d’uso.

Mondoduepuntozero.